
L’agguato alla ex. Le parole agghiaccianti dopo i colpi di fucile:: "Spero di averla uccisa"
"Le ho sparato du botti. Spero di averla presa bene". Una battuta da sicario in un b-movie da cinema di periferia, ma non è una sceneggiatura, bensì la frase reale che Gianluca Molinaro ha pronunciato al telefono dopo avere ucciso giovedì all’ora di pranzo l’ex compagna Manuela Petrangeli, dalla quale era separato da tre anni e con cui aveva un figlio di nove.
La frase l’ha detta a Debora Notari, che con il killer aveva vissuto prima di Manuela e gli aveva dato una figlia, subendo soprusi la cui denuncia era stata poi ritirata. La prontezza di riflessi ha permesso alla donna di "accompagnarlo" fino alla caserma dei carabinieri per costituirsi e non mettere in atto il proposito di suicidarsi con lo stesso fucile a canne mozze con il quale aveva ucciso l’altra davanti alle colleghe.
Manuela Petrangeli, cinquantenne, era fisioterapista a Villa Sandra; Gianluca Molinaro, 53 anni, operatore socio sanitario "pervicacemente geloso", come l’ha definito il gip nell’ordinanza di custodia cautelare per omicidio volontario aggravato e detenzione abusiva d’armi.
Particolarmente oppressivo nei confronti delle donne, alla vittima rimproverava di non fargli vedere il figlio come avrebbe voluto. Sabato aveva fatto scena muta davanti al gip nell’interrogatorio di garanzia, ma la testimonianza di Debora e della sua attuale compagna, oltre ai messaggi sul cellulare, hanno permesso al giudice di fare un quadro preciso "e convergente" di ciò che è accaduto in via degli Orseolo, periferia sud ovest della Capitale, la traversa di via Portuense diventata la scena del crimine annunciato. Gianluca al telefono con la Notari è un fiume in piena: "L’ho uccisa, ho visto il sangue schizzare da tutte le parti". Ma Molinaro è spietato anche in un messaggio inviato a un amico prima di recarsi sul luogo di lavoro di Manuela e fare fuoco: "Oggi forse prendo due piccioni con una fava" (l’uomo a cui l’sms era indirizzato ha dichiarato di averlo letto quando era ormai troppo tardi).
Gli inquirenti continuano a lavorare sui cellulari di assassino e vittima. E sul fucile a canne mozze: come se l’è procurato Molinaro e a chi l’ha fatto modificare visto che dovrebbe trattarsi di un lavoro da professionisti.
Se davanti al gip Gianluca è stato zitto, alla pm Antonella Pandolfi (anche l’avvocata difensore è una donna, Eleonora Nicla Moiraghi), che fa parte del pool anti violenza della Procura di Roma guidato dall’aggiunto Giuseppe Cascini, giovedì nella caserma dei carabinieri di Casalotti aveva detto di avere ucciso la compagna dopo avere saputo "tramite un sistema di videosorveglianza da lui installato nell’abitazione della donna di continui tradimenti e che Manuela si era iscritta a un sito di incontri", evenienza smentita da una perlustrazione nella casa. E segno di una gelosia che ancora l’uomo non aveva metabolizzato nonostante i tre anni passati.
Alla attuale compagna aveva dichiarato di soffrire solamente la lontananza dal figlio, mentre il fratello della Petrangeli sostiene che sia proprio l’abbandono di Manuela ad averlo reso più violento dello stalking.