Venerdì 19 Aprile 2024

Io a pranzo con l’ex marito e sua moglie

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Viviana

Ponchia

A metterci in difficoltà è questa idea dei parenti come blocco inamovibile che ci tallona nella vita. Una struttura compatta che perde pezzi e altri ne ingloba ma resta se stessa. Fagocitante, dotata di leggi interne su cui nessuno fuori può sindacare, figurarsi un Dpcm. I parenti sarebbero le catene che ci inchiodano a un certo lessico familiare, a un rituale alimentare e affettivo. Non si scelgono, si subiscono. Incombono e istigano desideri di evasione a meno che una pandemia li faccia sembrare preziosi. Non vi sono mancati quest’anno? L’assenza – secondo Coldiretti più di 3 italiani su 4 hanno rinunciato a vedere i parenti per Natale – non vi ha fatto rivalutare le tavolate barocche con i posti assegnati per anzianità o distrazione? Se c’è una lezione da imparare dalle feste Covid è che non esiste niente di più labile di un nucleo familiare granitico (apparentemente). Per cui, finché c’è, teniamocelo stretto. Morti, divorzi, new entry, propaggini temporanee: non capiterà mai un cenone uguale a quello dell’anno prima ed è un attimo ritrovarsi soli davanti a un panettone con troppi canditi. A me è capitata una variabile persino più interessante. Alla mini tavola di Natale eravamo in 5. Io, mio figlio, mio padre, il mio ex marito e sua moglie. Assieme a un buon numero di fratelli e nipoti, mancavano mia madre e il mio matrimonio perché tutto fosse intero. Eppure anche tra i frammenti di ciò che eravamo, in un’intimità inedita e un po’ comica, siamo riusciti a riconoscerci e sorridere.