I partiti chiedono un extra-deficit Franco fa muro, Draghi media

Anche il Pd si accoda all’ipotesi di uno sforamento di bilancio già avanzata da Lega e Cinquestelle

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di Claudia Marin

Sarà la giornata del braccio di ferro sul primo Def "di guerra" tra i principali partiti di maggioranza (con la spinta finale arrivata ieri direttamente da Enrico Letta) che chiedono a gran voce un nuovo deficit, il cosiddetto scostamento di bilancio, e il ministro dell’Economia, Daniele Franco, che punta a evitarlo, almeno per il momento. In mezzo Mario Draghi, che, per tentare la mediazione, nella cabina di regia convocata ad hoc prima del consiglio dei ministri, dovrà mettere sul tavolo i capisaldi di quella che dal Nazareno definiscono come una vera "manovra di primavera" per far partire una nuova tornata di aiuti per imprese e famiglie sul fronte del caro-energia e caro-carburanti. Ma, a conti fatti, senza nuovo debito il premier non potrà andare oltre i 5 miliardi: da qui il pressing per l’extra-deficit portato avanti anche nelle riunioni notturne. Insomma, il problema del varo del Documento di economia e finanza, la mappa che indica le coordinate della politica economica prossima ventura, non è economico. Sui numeri in arrivo c’è poco da essere in disaccordo: indicano un netto dimezzamento della crescita prevista l’autunno scorso, dal 4,7 per cento al 2,8-2,9 per cento, lontanissimo dal 6,6 del 2021, con debito-Pil e deficit-Pil tendenzialmente sotto il 150 per cento e il 6 per cento. Il nodo del contendere è, invece, innanzitutto politico e lo ha messo sul tavolo il leader del Pd: "La missione è evitare la terza recessione in 10 anni. È alleviare i disagi della famiglie in difficoltà, dei territori più in difficoltà, delle imprese, delle Pmi soprattutto, più in difficoltà". A stretto giro l’avviso del responsabile economico del partito: "La ripresa si è bloccata – insiste Antonio Misiani - Noi riteniamo che entro aprile sia necessaria una vera e propria manovra di bilancio infra annuale mettendo in campo le risorse necessarie per prorogare le misure messe in campo in questi mesi visto che la crisi energetica non finisce a giugno e per mettere in campo nuove misure per sostenere famiglie lavoratori e imprese". Come dire: senza scostamento di bilancio e nuovo deficit non si va da nessuna parte.

La linea, del resto, è la stessa portata avanti da settimane da Lega e grillini e, per questi ultimi, rilanciata ieri dal Vice-ministro dell’Economia, Laura Castelli: "Ci sono molte emergenze, servirà coprire di nuovo il caro prezzi delle materie prime, l’aumento delle accise sulla benzina per i cittadini e sul gasolio per alcuni settori che soffrono di più, dall’autotrasporto all’agricoltura ma anche dare ossigeno "agli enti locali". Mentre il capodelegazione dei 5 Stelle, Stefano Patuanelli, insiste sulla proposta di aumentare al 25%, la tassazione sugli extraprofitti delle società energetiche, per ora fissata al 10%.

Draghi e Franco, però, fino a oggi hanno sempre sostenuto una politica di interventi passo dopo passo, eminentemente selettivi. Tenendo l’extra-deficit come carta di riserva. Un metodo che i due titolari della borsa sarebbero intenzionati a seguire anche questa volta. Il quadro, è il ragionamento che si fa in queste ore, è più incerto che mai: la pace ancora non si intravede, Bruxelles si prepara al quinto pacchetto di sanzioni che per ora escludono il gas ma più in là potrebbero includerlo, l’inflazione continua a correre. "Prudenza" è la parola che ricorre di più tra Mef e Palazzo Chigi, dove si fanno e rifanno i calcoli con l’idea di non ricorrere subito all’extra-deficit ma di tenerla come opzione più avanti, se non si dovesse materializzare quel Recovery di guerra di cui l’Italia è sostenitrice insieme alla Francia.

Certo è che senza scostamento, anche tenendo conto del buon andamento delle entrate tributarie (che nei primi due mesi hanno registrato un boom di +16,8%), sul piatto non ci saranno più di 5 miliardi, a meno che non si porti il deficit al 6 per cento da subito nel Def per recuperare qualche altro miliardo: niente a che fare con i 15-20 chiesti dai partiti.