Martedì 16 Aprile 2024

I dem affondano nella palude delle procedure

David

Allegranti

Altro che Costituente, al Pd – impegnato ieri in Direzione in pregnanti "dibbbattiti" su primarie online sì, no, forse – servirebbe un ricostituente. Anzitutto per smettere di lagnarsi in continuazione. Si lagna per esempio dello spoils system, dicendo che è in corso un assalto ai vertici della pubblica amministrazione. Perché, quando il centrosinistra ha governato che cosa è successo? Non ha scelto di mettere a capo di partecipate e istituti le persone che riteneva adeguate al ruolo, e pure qualche fedele compagno (non solo di viaggio)? Adesso, sorpresa sorpresa, lo fa anche il governo Meloni, denunzia il Pd, che avrebbe in realtà altre cose di cui occuparsi. Fra le quali trovare un nuovo segretario, magari avviando un dibattito pubblico degno di questo nome. Invece, è tutto un preoccuparsi di norme, di date, di modalità (primarie online-offline, sì, no, forse).

Il Pd è malato di proceduralismo. È alla ricerca di una procedura, non di un’idea. Non di una soluzione per togliersi dai guai in cui si è infilato. Anziché evocare un dibattito sul lavoro, sull’economia, sull’ambiente, sulla scuola, sulle linee di frattura che attraversano la società, si ragiona su come fare il congresso. Tra l’altro, non è che mancano mesi, ma poche settimane, quindi le regole – chiare – ci dovevano già essere. Al Pd manca una autentica narrazione politica, una visione. Con Walter Veltroni c’era l’idea della vocazione maggioritaria. Un partito che si candida a guidare, da solo, il Paese. Con Matteo Renzi è arrivata l’idea della rottamazione, della sostituzione di una classe dirigente sconfitta dalla storia. Di Enrico Letta, invece, si fa fatica a capire quale sia il lascito. Ma di questo, e altro, non si parla, nel Pd, dove si preferisce casomai ragionare su Renzi, uno che non è più segretario da cinque anni. Non sarà un caso se l’ultimo sondaggio dà i Democratici al 14 per cento.