Venerdì 19 Aprile 2024

EmpoIi, infermiere spiate in doccia. Telecamera nello spogliatoio: 3 verso il processo

I video, non registrati, venivano riprodotti in un'altra stanza dell'ospedale. I manutentori hanno usato sonde con cui si controllano le tubature. Almeno 70 le vittime: una di loro ha notato un foro nel muro

Empoli, telecamera negli spogliatoi

Empoli, telecamera negli spogliatoi

Empoli (Firenze), 21 marzo 2023 - Sembra la scena di un B-movie della commedia all’italiana. Ma non è andata in onda dopo la mezzanotte, e non è neppure un film: bensì la realtà in cui sono incappate settanta infermiere dell’ospedale San Giuseppe di Empoli, spiate nelle docce del loro spogliatoio da una telecamerina nascosta nella fessura di un muro. Telecamera che trasmetteva immagini su uno schermo posto in un locale tecnico del medesimo ospedale davanti al quale, secondo la procura di Firenze, si sarebbero seduti, anche in veste di spettatori, tre tecnici di una ditta che ha in appalto la manutenzione degli impianti del polo sanitario empolese.

I tre , un 40enne di Capraia e Limite, un 36enne di San Miniato e un 57enne di Castelfranco di Sotto, sono accusati di interferenze illecite nella vita privata (più l’aggravante di aver commesso il fatto "per motivi abietti") e rischiano fino a quattro an ni di galera. Il pubblico ministero Sandro Cutrignelli ha da poco chiuso le indagini nei loro confronti, notificando l’atto che è l’antipasto della richiesta di rinvio a giudizio. Indagini che hanno visto anche l’uso del Dna per cercare tracce biologiche dei sospetti su una piccola sonda di quelle usate per cercare le rotture nei tubi. E il Dna di uno dei tre, ci è stato trovato davvero. La videocamera endoscopica era stata nascosta nelle docce .

Nei giorni di “riprese“, infermiere e operatrici sociosanitarie dell’ospedale, ignare di un virtuale buco della serratura, sarebbero state spiate ’live’ (la sonda non avrebbe consentito, fortunatamente, la registrazione) completamente senza vestiti, mentre si insaponavano e lavavano dopo il turno. È stata una di loro, nel maggio dell’anno scorso, forse allertata dal chiacchiericcio sempre più insistente fra i dipendenti uomini, a ispezionare il muro e tirare fuori con delle pinzette l’occhio elettronico, attaccato a un cavo di un metro che finiva nel vano attiguo.

Le settanta donne, assistite dai rispettivi avvocati e sostenute dai sindacati, stanno preparando una sorta di compatta class action penale nei confronti dei tre presunti "guardoni". I quali, sentiti dalla procura, hanno finito con l’accusarsi a vicenda. Un po’ come certi protagonisti pasticcioni dei filmetti da cui forse hanno tratto ispirazione.