Elogia la vedova dello scià La nipote dell’Ayatollah in cella

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di Lorenzo Bianchi

Ha osato esaltare Farah Diba definendola "cara Regina e madre della mia patria". Le parole di una breve poesia recitata il 14 ottobre per celebrare l’ottantreesimo compleanno della ex sovrana hanno portato nella famigerata prigione di Evin Farideh Moradkhani, figlia di una sorella dell’ayatollah Alì Khamenei (foto a destra), la Guida suprema della teocrazia iraniana. Gli uomini dell’intelligence l’hanno arrestata il 14 gennaio mentre stava tornando a casa, hanno perquisito l’abitazione e sequestrato i suoi oggetti personali. Farideh è un’attivista del movimento che si oppone alla pena di morte.

Il carcere di Evin è la struttura nella quale vengono rinchiusi i dissidenti politici. Sei detenuti nella sezione numero 8 stanno facendo in questi giorni uno sciopero della fame "contro il ruolo dei secondini nella morte di Baktash Atin". I motivi dell’arresto di Farideh Moradkhani non sono stati resi pubblici. Si sa solo che il 14 ottobre, in occasione dell’ottantatreesimo compleanno di Farah Diba, terza moglie e vedova dello scià Reza Pahlavi spodestato da Khomeini nel 1989, in un video Farideh le aveva rivolto queste incaute parole: "Cara Regina e madre della mia Patria! So che tornerai e porterai la luce (qui nel nostro Paese) per spezzare l’oscurità della notte". Farah Diba ora vive in Francia. La giovane attivista che auspica il suo ritorno era già finita in manette nel 2018. La madre Badri è la sorella di Khamenei, che ha anche tre fratelli. Il padre, lo sceicco Ali Moradkhani è un dissidente fuggito in Iraq negli anni Ottanta. Al suo ritorno in Iran è stato condannato a 20 anni di reclusione poi ridotti a 10. Anche il fratello di Farideh, Mahmoud, è un oppositore del regime che vive in Francia. La teocrazia non allenta il suo pugno sulla società civile.

Il pugile Mohammad Javad Vafaei-Sani, 26 anni, è stato condannato a morte per aver partecipato alle proteste del 2019 contro l’aumento dei prezzi del carburante.È stato accusato di incendio doloso e di aver partecipato al danneggiamento di edifici del governo. Di recente è dovuta tornare in carcere la ricercatrice franco-iraniana Fariba Adelkah. Secondo il numero due dell’amministrazione della giustizia Kazem Gharibabadi avrebbe "violato decine di volte i limiti fissati per i suoi arresti domiciliari".