Roma, 22 marzo 2018 - Il mistero andava avanti da giorni, senza che si riuscisse a trovare il bandolo della matassa: milioni di dischetti di plastica - come tanti piccoli Ufo misteriosi - hanno invaso le coste del mar Tirreno centrale. Una forma di inquinamento insolita, che ricorda alla lontana l'epopea delle paperelle da bagno disperse nell'oceano ormai 26 anni fa e portate a spasso dalle correnti fino allo stretto di Bearing. Bene, oggi il giallo dei dischetti è stato risolto.
Non erano dischi volanti ma più terreni filtri da depuratore, che per la precisione fuoriuscivano da una vasca di un impianto collocato in prossimità della foce del Sele e sugli argini del fiume. Dal Sene i dischetti hanno 'navigato' fino al Mar Tirreno dove, per effetto delle correnti, si sono distribuiti lungo le coste della Campania e del Lazio, fino a raggiungere il litorale meridionale della Toscana. Le concentrazioni maggiori sono nei pressi dell'isola di Ischia, sul litorale campano e su quello laziale tra Fiumicino e Anzio.
A scoprire l'origine dei dischetti non identificati è stata la Guardia Costiera con capillare lavoro di controllo. Ora prosegue l'attività di accertamento sul sito 'colpevole' scoperto da poco. I dati sono stati comunicati all'Autorità Giudiziaria di Salerno che ha assunto il coordinamento delle indagini, delegandole alla Capitaneria di porto di Salerno.
Determinante è stata l'attività del personale del Nucleo Speciale d'Intervento (N.S.I.) della Guardia Costiera, coordinato dal Reparto Ambientale Marino (R.A.M.) cui il Ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, ha conferito mandato per fare luce sulla vicenda.
Una volta assodata la natura di "filtri a biomassa adesa" utilizzati per la depurazione delle acque reflue - spiega la Guardia Costiera - i capillari accertamenti dei militari hanno confermato l'ipotesi investigativa.