Giovedì 25 Aprile 2024

Anche i riti servono a unire i popoli

Roberto

Giardina

Tutti diversi, tra loro e dagli inglesi. Charles, erede alla Corona, è principe di Galles, e da ragazzo per dovere si è impegnato per imparare il gallese. Eppure, nei quattro giorni di festa per il giubileo di platino, tutti si ritrovano insieme a cantare God save the Queen. La regina è simbolo di unità familiare, nei giorni felici e in quelli tristi.

Diversi tra loro come noi italiani. Nel ´46, non si era d´accordo sulla bandiera, un tricolore che appariva vuoto, con il bianco senza corona, e ancor meno sull´inno nazionale. Fratelli d´Italia divisi in un paese da ricostruire. Molti sentivano battere il cuore per una bandiera rossa, perfino per la maglia azzurra della nazionale (che sarebbe il colore dei Savoia). Altri volevano il coro dell´Aida al posto della marcetta di Mameli. Ma all´opera il coro è intonato da un popolo in fuga, e sconfitto.

Negli anni Cinquanta, prima della Tv, 4 italiani su 5 parlavano in dialetto, e non si capivano tra nord e sud. Non c´è una spiegazione logica per capire come mai si faccia festa a Roma e a Londra. Le emozioni sfuggono sempre agli storici e ai sociologi. La parola patria suona retorica agli italiani. In inglese si traduce con my country, il mio paese. In tedesco dicono Heimat, la piccola patria, dove ci sentiamo a casa. Ci emozionamo a vedere le fumate tricolori dei caccia sopra l´Altare della Patria, ma non vorremmo che gli aerei fossero mai impiegati in guerra. Battiamo le mani per i bersaglieri che vanno di corsa le piume al vento. E le guardie della Regina seguono il suo cocchio a cavallo. Due spettacoli, due riti, che si ripetono dall´infanzia, la nostra e la loro.

Ieri, abbiamo fatto festa a noi stessi, perché per un giorno ci siamo trovati a fianco uomini e donne che sentivano quel che si provava noi.