Venerdì 26 Aprile 2024

Ambasciatore ucciso Ergastolo ai sei killer in Congo "Ora l’Italia pretenda la verità"

Luca Attanasio morì due anni fa col carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista in un agguato. Il papà del diplomatico: "Primo passo verso la giustizia, attendo il processo ai funzionari Onu" . .

Ambasciatore ucciso  Ergastolo ai sei killer in Congo  "Ora l’Italia pretenda la verità"

Ambasciatore ucciso Ergastolo ai sei killer in Congo "Ora l’Italia pretenda la verità"

di Gabriele Bassani

LIMBIATE (Monza)

Ergastolo per i responsabili dell’omicidio dell’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, ucciso insieme al carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci e all’autista Mustapha Milambo. La pubblica accusa aveva chiesto la pena di morte, la difesa aveva chiesto invece un’assoluzione per non aver commesso il fatto o almeno per dubbi sulla responsabilità degli accusati. Contro la condanna a morte degli eventuali colpevoli si era schierata la famiglia di Luca Attanasio e la stessa moglie Zakia Seddiki con l’associazione Mama Sofia fondata insieme a Luca, aveva avviato una raccolta firme online che aveva raggiunto le 25mila adesioni. La condanna colpisce 6 imputati, 5 dei quali presenti in aula, mentre il sesto, ritenuto il capobanda, è ancora ricercato.

"Non entriamo nel merito del processo perché ancora non abbiamo ricevuto tutte le carte", dice il papà di Luca, Salvatore Attanasio. La famiglia è ancora a Limbiate, in Brianza, cittadina di origine del diplomatico. "Ci limitiamo a esprimere soddisfazione per l’accoglimento della nostra richiesta di non infliggere la pena di morte, contraria ai nostri principi", prosegue il padre. "Oggi è una giornata comunque importante, ma sappiamo che non è finita qui, chiediamo la verità su quello che è successo quella mattina del 22 febbraio 2021 in Congo e ce l’aspettiamo soprattutto dal processo italiano che si aprirà a Roma il 25 maggio e vede imputati due funzionari del Programma alimentare mondiale dell’Onu, che mi auguro non provino a farsi scudo dell’immunità diplomatica perché sarebbe immorale". Ma lo stesso padre di Luca sottolinea: "Io penso che l’Italia debba pretendere la verità perché Luca era il suo ambasciatore: rappresentava tutti noi. Non è solo un problema della famiglia. Questo non è un fatto di cronaca, ma un fatto politico e lo Stato deve reagire".

I due funzionari del Pam, un italiano e un congolese, sono accusati dalla Procura di Roma di non avere garantito adeguata protezione, seguendo i protocolli necessari, per il trasferimento dell’ambasciatore italiano. Intanto, a oltre due anni dall’attentato che vicino a Goma costò la vita ad Attanasio, Iacovacci e Milambo, la situazione nella Repubblica Democratica del Congo è tutt’altro che sotto controllo ed è anzi divenuta sempre più critica. Il governo di Kinshasa deve fronteggiare quotidianamente la minaccia di decine di gruppi armati diversi, attualmente attivi in Repubblica democratica del Congo. Anche per questo motivo, ricostruire con esattezza la dinamica di quanto accaduto quella tragica mattina è stato tutt’altro che semplice e le due inchieste portate avanti in parallelo, quella della procura congolese e quella di Roma, divergono in parecchi punti, come evidenziato anche nell’indagine dedicata alla vicenda da Antonella Napoli e presentata lo scorso febbraio.

Con il crescere dell’insicurezza si aggrava anche la situazione umanitaria, mentre gli scontri tra ribelli ed esercito non cessano e la forza militare schierata dalla Comunità degli Stati dell’Africa Orientale, sembra essere impotente. Il paese sta attraversando una grave crisi umanitaria, con oltre 5 milioni di sfollati, centinaia di migliaia dei quali cacciati dalle loro case nel nord est, nella regione del Nord Kivu. A fronte di questa emergenza l’Unione europea, in particolare, ha varato all’inizio di marzo un ponte aereo umanitario verso Goma, capoluogo dell’area.