
La rimozione di una key-box a Firenze, a febbraio, con la sindaca Sara Funaro
Questa casa non è un albergo. E dunque: non tocca al Comune limitare gli affitti brevi o al sindaco mettere paletti agli Airbnb né possono essere regolamenti municipali a vietare il mercato degli appartamenti turistici nei centri storici. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato bocciando una sentenza del Tar della Lombardia: la sezione di Brescia, scrivono i giudici, aveva "erroneamente" riconosciuto al Comune di Sirmione di "vietare la stipula di contratti di locazione a finalità turistica". Per il Consiglio di Stato "l’attività di locazione, anche a finalità turistica, che sia esercitata in forma non imprenditoriale, non è soggetto a poteri prescrittivi e inibitori della pubblica amministrazione".
La vicenda era nata dal ricorso della proprietaria di un immobile affacciato sul lago di Garda. Nel 2022 il Comune di Sirmione aveva approvato un suo regolamento sugli affitti brevi e la padrona di casa si era vista negare l’avvio dell’attività di locazione turistica. Motivo: il Municipio chiedeva la Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) necessaria per le locazioni turistiche gestite in forma imprenditoriale secondo la legge di Regione Lombardia 27/2015. Il Consiglio di Stato ha chiuso invece la questione spiegando che gli immobili destinati ai turisti dai privati non rientrano nel concetto di strutture ricettive. Non sono alberghi, insomma. Niente limiti, dunque, da parte dei sindaci, che non hanno il potere di regolare gli affitti privati in assenza di una legge nazionale.
La sentenza va contestualizzata nel perimetro di legge e nei confini geografici della Lombardia, perché legata alla legge regionale di regolamentazione di questi immobili. Tuttavia la pronuncia del Consiglio di Stato ha riaperto il dibattito sugli argini possibili all’overtourism nei centri storici delle città d’arte, da Roma a Milano, Venezia, Napoli e Firenze. Tra le prime reazioni c’è proprio quella di Sara Funaro, prima inquilina di Palazzo Vecchio, la sindaca gigliata che ha in corso di approvazione la “stretta“ sulle locazioni brevi. "Abbiamo dato una prima lettura e dovremo fare gli approfondimenti del caso – premette la sindaca dem di Firenze, in risposta anche agli attacchi del centrodestra –. Ma già da questa prima lettura capiamo che non ha nulla a che vedere con situazioni come quelle di Bologna e Firenze. È una sentenza basata su una legge regionale differente, quella lombarda. Sappiamo invece che la legge della Toscana ci permette di intervenire con una serie di regolamentazioni".
Da Bergamo si fa allora sentire la sindaca Elena Carnevali: "I Comuni non possono rinunciare alla possibilità di governare il fenomeno che consente di tutelare la qualità della vita dei residenti e del turismo stesso". E aggiunge: "È nostro dovere insistere affinché lo Stato, con una norma di rango nazionale, e le Regioni, che hanno potere legislativo, consentano ai Comuni di avere strumenti regolatori almeno nelle aree di pregio storico".
Della necessità di norme statali adeguate parla anche Elisabetta Fabri, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi: "La decisione del Consiglio di Stato conferma la necessità, oggi più che mai, di affrontare il tema con uno sguardo d’insieme e strumenti normativi adeguati. Il fenomeno delle locazioni turistiche, in costante espansione, ha un impatto diretto sul tessuto sociale delle città e non può continuare a svilupparsi in modo incontrollato".
Immediata la puntualizzazione di Gianluca Caramanna, responsabile nazionale del dipartimento Turismo di Fratelli d’Italia: "Per la prima volta un governo della Repubblica ha affrontato di petto le problematiche legate agli affitti brevi e con una serie di provvedimenti sta regolamentando un settore che era diventato una giungla. Molte cose sono state già fatte dal ministro Daniela Santanché e altre sono in cantiere".