Venerdì 17 Maggio 2024

Yemen, calma dopo il tentato golpe: tregua tra ribelli sciiti ed esercito / VIDEO

Violenti scontri tra le milizie sciite Houthi e le truppe governative vicino al palazzo presidenziale hanno fatto temere il golpe. Al momento è in vigore un cessate il fuoco

Ribelli yemeniti sciiti Houthi (Ansa)

Ribelli yemeniti sciiti Houthi (Ansa)

Sanaa, 19 gennaio 2015  - Sanaa ritrova una fragile calma dopo i violenti scontri tra le milizie sciite Houthi e le truppe governative: un cessate il fuoco è entrato in vigore nei pressi del palazzo presidenziale e in altre zone della capitale yemenita. Lo ha riferito una fonte della sicurezza, precisando che l'intesa è stata raggiunta nel corso di un incontro tra i ribelli e i ministri dell'Interno e della Difesa. 

Residenti nella zona intorno al palazzo presidenziale, per ore pesantemente sotto attacco, hanno confermato la sospensione dei combattimenti. Il precipitare della situazione a Sanaa aveva fatto gridare stamane al tentato colpo di Stato, con la residenza del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi presa di mira dai miliziani Houthi, che avevano guadagnato terreno, conquistando anche una base militare sulla collina che sovrasta l'area. 

Secondo fonti locali, i ribelli avevano anche occupato le sedi della televisione e dell'agenzia di Stato e l'abitazione del capo della sicurezza del presidente Hadi. Nel mirino dei miliziani, in mattinata, anche il convoglio del premier Khaled Bahah che tuttavia sarebbe uscito illeso dall'attacco. Almeno due morti e 14 feriti è il bilancio. 

Già in mattinata le milizie sciite Houthi avevano proclamato un cessate il fuoco unilaterale, senza tuttavia che la tregua venisse rispettata. Le tensioni nel paese si erano riaccese nel corso del fine settimana, dopo il rapimento da parte dei ribelli del capo di gabinetto del presidente, Ahmed Awad bin Mubarak.

YEMEN SULL'ORLO DELLA GUERRA CIVILE - Le tensioni tra ribelli e il governo, costanti da mesi, hanno subito una ulteriore escalation negli ultimi giorni: sabato 17 gennaio è stato rapito il capo di gabinetto del presidente Hadi, Ahmed Awad bin Mubarak. Il rapimento attribuito alle milizie sciite sarebbe stato compiuto "per bloccare una bozza di Costituzione" che avrebbe diviso il Paese in sei regioni: una sorta di federalizzazione, con gli sciiti 'relegati' nel Nord, i secessionisti nel Sud e le aree ricche di petrolio del centro in mano sostanzialmente alle tribù sunnite. Un quadro considerato gradito alla leadership saudita, ma inviso agli sciiti. Stamani la capitale yemenita si è svegliata tra forti combattimenti tra milizie sciite e forze presidenziali. Poi colpi d`arma da fuoco sono stati sparati contro il convoglio del premier, che è rimasto illeso. Khaled Mahafoudh Bahah è stato preso di mira al termine di un incontro indetto dal presidente Abd-Rabbu Mansour Hadi ed il rappresentante degli Huti, Saleh al-Samad, per cercare un cessate-il-fuoco, come ha riferito la tv al Arabiya. 

La stessa emittente ha riportato l'annuncio del gruppo "Ansar al islam" ("Partigiani di Dio"), braccio armato delle milizie sciite, che avrebbe preso sotto controllo le strategiche alture di al Nahdein, che dominano il Palazzo presidenziale. Le notizie che arrivano da Aden, seconda città del Paese, non sono tranquillizzanti. Secondo l'inviato di Al Jazeera, "in città c'è una presenza senza precedenti di forze di sicurezza", ma non viene precisato se si tratti di forze governative o delle milizie meridionali secessioniste. 

Sviluppi che indicano una situazione ormai incontrollabile in tutto il Paese. Secondo fonti della tv qatariota, per sottoscrivere una tregua, i Houthi avrebbero chiesto al presidente "il ricorso all'aviazione militare per bombardare le postazioni delle milizie sunnite" nella ricca regione petrolifera di Maareb. Una voce che ha fatto scattare subito la risposta e delle stesse milizie sunnite chiamate in causa, che hanno minacciato di tagliare l'acqua e l'elettricità alla capitale in caso di attacco. In particolare, i sunniti hanno messo in guardia da un tentativo di spodestare il presidente Hadi. 

Lo scorso 11 settembre, le autorità yemenite e i ribelli sciiti avevano raggiunto un accordo per un'uscita dalla crisi che aveva travolto il Paese nelle settimane precedenti. L'intesa prevedeva la nomina entro 48 ore di un nuovo primo ministro e - tra l'altro - lo smantellamento delle tende allestite dagli Huti dal 18 agosto intorno alla capitale, proprio per protestare contro il progetto di nuova Costituzione. Il 14 ottobre il presidente aveva incaricato Bahah di formare un nuovo governo, che ha poi ottenuto la fiducia del parlamento a dicembre. 

Ma il nuovo governo si è all'inizio scontrato con l'iniziale opposizione dei sostenitori dell'ex presidente Ali Abdullah Saleh, che nel frattempo si è alleato con le milizie sciite, osteggiate sia dall'Arabia saudita che dall'organizzazione di al Qaeda nella Penisola araba. Una contrapposizione che mette in luce un gioco regionale più ampio - in fin dei conti tra Iran e Arabia Saudita - rispetto alle tensioni interne dello Yemen. Saleh ha guidato il Paese per 33 anni prima di lasciare all'inizio del 2012, sotto la spinta di una rivolta popolare.