Venerdì 17 Maggio 2024
Alessandro Fiesoli
Sport

Zaza scalza il divo Balotelli. Il bomber ha conquistato Conte

Il suo sinistro ricorda Vieri e il miglior Adriano. E' il primo bomber lucano a far gol in azzurro. Il padre: "Meglio la barba che la cresta..."

Simone Zaza festeggia il primo gol in azzurro (Ansa)

Simone Zaza festeggia il primo gol in azzurro (Ansa)

Firenze, 11 settembre 2014 - Dal divismo dark e ingombrante di Balotelli alla generosa e verace energia di Simone Zaza, ragazzo del Sud. La nazionale volta pagina anche nella scelta del suo uomo da copertina, e secondo il codice di Conte («Ho bisogno di gente di fame, non di fama») il «Bad Boy» emigrato a Liverpool dovrà dimostrare di avere molta voglia di sudare, di correre e inseguire l’avversario, per rientrare nel giro azzurro.

Con Zaza, promosso da Conte, il calcio ritrova anche la sua capacità di raccontare belle storie nate in provincia, come la sua. Simone Zaza, 23 anni, un metro e 87, un look all’Anelka e una potenza da panzer dell’ area di rigore. Come fisico e piede (il sinistro) una via di mezzo fra Vieri e l’Adriano dei tempi migliori. Zaza da Policarno, provincia di Matera, tre chilometri dal Mar Ionio, primo giocatore lucano a far gol in maglia azzurra. Policarno, uno dei paesi che ha fatto da set al film «Basilicata coast to coast», e citata nelle cronache sportive per il ciclismo, come città natale di Pozzovivo, scalatore bonsai, e traguardo di tappa del Giro 2004, Petacchi in volata.

Prima di Zaza, solo un altro giocatore della Basilicata era arrivato in nazionale, Franco Selvaggi, campione del mondo ’82 con Bearzot, in tutto tre presenze ma senza gol. «Simone è un ragazzo che viene da una terra dove ci sono pochi campi in erba e tanta voglia di emergere, è naturale che abbia fame», può dire ora Selvaggi. La famiglia, il padre Antonio e la mamma Caterina, gestisce quattro villaggi turistici a Metaponto. «Simone è un ragazzo umile, testardo, come lo sono i lucani, ha un carattere forte ma non è una testa calda, e la barba è sempre meglio della cresta di qualche tempo fa», lo racconta papà Antonio. E lui, Simone: «Grazie ai tifosi della nazionale per l’accoglienza».  Una biografia calcistica controversa. I primi calci per strada e i primi gol a sei anni nella Stella Azzurra di Bernalda, il salto a 13 anni nel vivaio dell’Atalanta, con la coppetta da capocannoniere nel torneo allievi Beppe Viola. Lo nota Delneri, alla guida dei bergamaschi, e a neanche 18 anni lo fa esordire in A, contro il Chievo. Solo che l’Atalanta, nonostante la grande tradizione in fatto di talenti, lo lascia partire per Genova, portato da Paratici, poi dirigente Juventus, versante Samp. Ancora niente di che, un paio di presenze in A. Fra il 2011 e il 2012, Zaza va a farsi le ossa in B (Castellammare di Stabia, altro film, «Benvenuti al Sud») e soprattutto in Lega Pro a Viareggio, 11 gol in 18 partite, dove lo nota anche Lippi. Poi l’Ascoli in B, 18 gol in 35 partite. Nell’estate 2013, la Juve lo acquista per 3,5 milioni dalla Samp, ma ne gira la comproprietà per 2,5 milioni al Sassuolo. Il club di Squinzi se lo è assicurato a titolo definitivo per 7 milioni e mezzo, con la possibilità per la Juventus di riacquistarlo fra un anno a 14 milioni.

Il paradosso è questo: Conte non lo ha preso con sè da allenatore bianconero, lasciandolo al Sassuolo, e lo ha riscoperto ora, da commissario tecnico. In questo senso, quello di Zaza è un caso da manuale, a proposito delle difficoltà dei giovani italiani a trovare spazio e fiducia nei club più importanti. Nella sua vicenda, per restare nell’ambito cinematografico, c’è il lieto fine. Con la maglia azzurra e il primo gol lucano in nazionale. Metaponto-Oslo, il lungo coast to coast di Simone Zaza, l’anti-Balotelli di Antonio Conte.