Lunedì 29 Aprile 2024

Il senso di una nausea

Che finanza e Digos siano ormai di casa nelle sedi di Federcalcio e Lega Pro non è un bel segnale. L’intrecciarsi di tre inchieste (diritti televisivi, calcioscommesse e tentate estorsioni) ha trasformato la Casa del pallone in un territorio di indagini a getto continuo. E non a caso tutto ruota intorno a Claudio Lotito, oggi indagato per tentata estorsione.

Il patron di Lazio e Salernitana, il grande elettore di Tavecchio, l’abile burattinaio che regge le fila del movimento calcistico, spaziando dalla serie A alla Lega Pro assomma un cumulo di incarichi a dir poco esagerato: proprietario di due club, consigliere di Federcalcio e Lega Pro, membro influente della Lega di A, che gli affidò anche la delega alle riforme nel Consiglio della Federcalcio. Quella delega gli fu tolta dal presidente Tavecchio dopo la telefonata col dg dell’Ischia Iodice, dove Lotito tagliava le gambe a Carpi e Frosinone, ritenuti club di «scarso appeal» per tenere alta l’asta dei diritti televisivi. 

Le registrazioni di Iodice si sono rivelate per gli inquirenti una preziosissima fonte sia per l’inchiesta sulla vendita dei diritti tv (Lotito rivendica al telefono un ruolo centrale), che per le presunte intimidazioni ai danni dei club di Lega Pro, materia dell’indagine napoletana. I magistrati cercano di appurare se il presidente laziale abbia pilotato il consenso verso Tavecchio e Macalli (numero uno della Lega Pro), minacciando i presidenti di tagliare i contributi economici, linfa vitale per far sopravvivere i loro club. 

Lotito parla di un piano per incastrarlo, di una strategia per fermare le riforme del pallone. Ma chi ama il calcio avverte un forte senso di nausea, un legittimo desiderio di pulizia. Il presidente della Lazio farebbe bene a dare le dimissioni da consigliere federale, sgombrando il campo dalle troppe ombre che oggi gravano sull’intero carrozzone del calcio, Federazione compresa. Il presidente Tavecchio non ci sta a vestire i panni del burattino di Lotito e farà di tutto per ridimensionare il ruolo del suo grande elettore, diventato sempre più scomodo e ingombrante. «Con me pensavano di aver preso la vacca per le zinne e invece hanno preso le palle di un toro». Così si descrive Lotito con la consueta eleganza. Adesso quel toro rischia davvero grosso.