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Bologna, 14 novembre 2016 - Tra poche settimane saranno passati tre anni da quel brutto giorno di fine 2013: Michael Schumacher cadde rovinosamente sulle nevi dell'Alta Savoia. Stava sciando in compagnia del figlio Mick. Da allora, l'esistenza del Campionissimo della Formula Uno è un mistero avvolto nell'enigma. La famiglia ha scelto il massimo riserbo. Il sette volte iridato vive nel castello di Gland, in Svizzera. Le spese per la assistenza medica ammontano a svariati milioni di euro. All'anno.
I pochissimi che hanno modo di vedere Schumi, sono vincolati al silenzio. Recentemente Ross Brawn, il direttore tecnico della Ferrari ai tempi delle imprese del pilota tedesco, ha accennato a non meglio precisati "progressi". E Sabine Kehme, la pierre del fuoriclasse, ha da pochi giorni attivato nuovi profili social dedicati all'uomo dei record sui circuiti.
Bastano dettagli del genere per coltivare una difficilissima speranza? Temo di no. Tra l'altro la famiglia di Schumacher, tramite avvocato, ha smentito in un'aula di tribunale quanto riportato da un giornale tedesco. La rivista aveva sostenuto che Michael era in grado di "alzarsi e camminare". Il legale, intentando una causa per violazione della privacy, ha invece affermato che la notizia "purtroppo" era falsa.
La verità è che Schumacher combatte ormai da tre anni una battaglia crudele. Sarà quasi impossibile recuperare da un incidente che ha comportato "lesioni cerebrali sparse", per citare l'unico bollettino medico diramato dai dottori di Grenoble nella immediatezza del disastro a fine dicembre del 2013.
La famiglia, guidata dall'irriducibile moglie Corinna, continua a sperare. Chi ha tifato per Michael, negli anni della gloria, anche.