Lunedì 29 Aprile 2024

Italia-Germania, Conte: non è un vero addio

«Che dolore perdere così Un giorno potrei tornare» «Nulla da rimproverarci, ci abbiamo messo l’anima»

Conte bacia Buffon (Alive)

Conte bacia Buffon (Alive)

Bordeaux, 3 luglio 2016  - Dovevamo fare qualcosa di superstraordinario per superare la Germania. Antonio Conte lo aveva detto dopo la Spagna, coniando un neologismo.

È finita al quarto rigore a oltranza. «Abbiamo veramente dato tutto contro una squadra fortissima. Potevamo andare avanti noi – afferma il commissario tecnico al 90’ – l’unico rimpianto è aver perso ai rigori. Ma per quanto riguarda l’impegno, l’orgoglio e l’amore per la maglia abbiamo dato tutto». Non è ancora tempo di bilanci dei suoi due anni azzurri, e forse non lo sarà mai per l’allenatore salentino che si accaserà al Chelsea: «È giusto che i giudizi li diano gli altri. Io posso solo dire che è stata un’esperienza incredibile con questi ragazzi: siamo stati temuti da tutti. Se tornerò? La panchina dell’Italia regala sempre grandi emozioni ma ora c’è tanta delusione e mi dispiace per i ragazzi. Sicuramente non sarà un addio ma un arrivederci».

Dopo il meritato vantaggio di Özil ci ha pensato la manona di Boateng ad allungare fino al 120’ e poi ai tiri di rigore la nona sfida ufficiale tra azzurri e bianchi. La prima che si decide dagli undici metri. E se il pallino del gioco l’ha tenuto la Mannschaft, quella vista a Bordeaux è stata la solita Italia rognosa, che corre da matti e lotta su ogni pallone. Concedendo pochissimo agli avversari. Proprio quella che piace tanto al commissario tecnico Antonio Conte. Che anche nell’avveniristico stadio girondino non ha rinunciato il suo usuale show in panchina durato oltre due ore: un vero dodicesimo in campo. Mentre Italia e Germania giocano lui non sta fermo un attimo, sbraita, si agita, dirige i suoi giocatori come un direttore d’orchestra, di certo molto meno compassato di quelli che di solito frequentano i teatri.

«E' una partita  senza domani. Ci sarà vita solo per chi vince e questo deve essere l’unico nostro pensiero. Noi del calcio viviamo per provare momenti come questi: ho detto ai miei giocatori che dobbiamo cavalcare l’onda emotiva per provare a compiere un’impresa e diventare grandi». Il commissario tecnico, alla vigilia, aveva come sempre caricato di significati una partita che ha fatto la storia del calcio europeo e anche mondiale: «Ho molta fiducia nel gruppo, sono sereno per le scelte che ho fatto. Affrontiamo un altro avversario molto forte, più forte rispetto alla Spagna. Sono i campioni del mondo, hanno tutto: tecnica, talento, fisicità, organizzazione, principi di gioco importanti, è la squadra più completa. Ma nessuno parte battuto e abbiamo volontà e voglia di superare un ostacolo insormontabile».

Tanto che l’allenatore azzurro aveva indicato proprio gli avversari di ieri sera come un riferimento da seguire in tutto e per tutto: «Hanno un movimento calcistico importante, con giocatori forti: se dovessimo tornare indietro a un mese fa non ci sarebbe stata storia. A inizio Europeo godevamo di scarsa credibilità da parte di tutti, non solo da parte dei giornalisti italiani. Però grazie a 23 splendidi ragazzi che lavorano insieme e si aiutano, stiamo superando ostacoli insormontabili. Siamo arrivati fin qui dopo essercelo meritato, vincendo il girone e battendo la Spagna». Anche ieri il volto della moglie Elisabetta e della piccola Vittoria sono state colte in tribuna. Alla consorte aveva promesso che avrebbe mollato tutto se non fosse arrivato ai vertici nei primi cinque anni da allenatore. Purtroppo per la moglie, e per tanti altri, Antonio da Lecce, il bell’Antonio da quando si è rifatto infoltire la chioma, ne ha impiegati molti meno per arrivare in vetta. Anche se ieri sera è stata una nottata amara. Per tutti.