Giovedì 16 Maggio 2024
SILVIA MASTRANTONIO
Politica

Muro di carta contro il nuovo Senato. L’ostruzionismo costa un milione

Lite sui 513mila emendamenti, richiamati 150 commessi per smistarli. Calderoli non torna indietro, la sinistra Pd insiste: "Non ci pieghiamo ai diktat"

Senato, Calderoli in posa con i 510mila emendamenti (Dire)

Senato, Calderoli in posa con i 510mila emendamenti (Dire)

Roma, 9 agosto 2015 - DAVANTI non ci sono soltanto spiagge e ombrelloni. Per il governo Renzi i giorni di relax coincideranno con quelli per i negoziati per garantire che, alla riapertura dei lavori parlamentari, la riforma del Senato non suoni come la ritirata dell’esecutivo. Segnali ci sono e non parlano la lingua dei 500mila emendamenti – «un obbrobrio» li ha definiti il capogruppo Pd Luigi Zanda – presentati da Calderoli che ne ha anche promessi 6 milioni e mezzo in Aula.

Il punto è un altro e gira attorno al rinnovato dialogo con Forza Italia che trova sponda tra la vicesegretaria Debora Serracchiani e il governatore ligure Giovanni Toti. Perché anche se Paolo Romani insiste: «Il patto del Nazareno è morto», è Toti a lanciare la palla nel campo avverso: «Forza Italia deve essere pronta a sedere a tutti i tavoli di confronto che il governo intende aprire. Mi auguro che Renzi voglia interrompere questo cammino autarchico che lo sta portando a compiere parecchi errori».

Con patto o senza patto l’intesa sembra delinearsi attorno all’elezione diretta dei senatori, argomento sul quale si è cementato un dissenso che metterebbe a terra il governo con 176 voti ribelli pronti a supportare gli emendamenti. Francesco Giro di FI lo spiega: «Il Pd non ha i numeri quindi è tutta una manfrina. Renzi cederà. Non ci pensa proprio al voto anticipato». A conferma, anche le parole di Zanda che richiama i dissidenti interni al confronto per evitare le consultazioni che potrebbero mettere l’Italia «in balia dei mercati e della speculazione».

SULLA questione del Senato elettivo si impunta anche la minoranza dem che avverte: «Si scelga la via maestra e non inutili scorciatoie. Deve essere previsto nella Costituzione che il Senato sia eletto dai cittadini», ricorda Federico Fornaro. La minoranza ci tiene, però, a precisare di non mischiarsi con le iniziative del Carroccio che puntano a far cadere il governo. Con i milioni di emendamenti loro non hanno a che fare. Eppure i quintali di fogli sono l’orgoglio di Calderoli che spiega di aver lavorato grazie all’ausilio di volontari per redigere i faldoni consegnati nell’ultimo giorno utile grazie al supporto telematico. Resta il fatto che, per mettere ordine nei 100 tomi, ognuno di 1.000 pagine, tutti i funzionari di Palazzo Madama sono costretti a restare in servizio e il Senato sarà aperto anche il sabato. Oltre ai «graduati» dovranno sgobbare tutto agosto anche 150 dipendenti di supporto alla commissione Affari costituzionali. Decisione che ha provocato il ringraziamento del presidente Grasso. Il regolamento prevede che il testo degli emendamenti sia fornito, su carta, per la discussione in Aula, ma non specifica le modalità per la Commissione. Quella di Calderoli è una guerra «pesante». I 32.100 volumi pesano in totale 250 chili, con una media di 2,5 kg per ogni tomo. Ogni senatore avrebbe in dote 2 quintali e mezzo di carta per un totale di 80 tonnellate (80.250 kg) e si potrebbe porre un problema di stabilità del Palazzo. Non da meno i costi: con 321 copie si arriverebbe a 930.900 euro, quasi un milione.