Lunedì 29 Aprile 2024

Schumacher, un silenzio lungo 2 anni. Il mito ora è affidato nel figlio

Mick, 16 anni, corre in Formula 5. Un mese fa la visita in Ferrari

Michael Schumacher e il figlio Mick

Michael Schumacher e il figlio Mick

Roma, 29 dicembre 2015 - DUE anni senza Schumi. Due anni di una vita che da celebre che era è diventata, purtroppo, sospesa, nascosta, drammaticamente sottratta alla legittima curiosità di chi ha amato il Campionissimo. Due anni dall’’incidente terribile sulle nevi dell’Alta Savoia, prologo di un calvario senza fine. Michael è ancora tra noi e questa vorrebbe essere una buona notizia, invece l’assenza di prospettive e anche di comunicazioni induce ad attenuare il senso di speranza. IL SEGRETO. Una cappa di sgomento è calata sul personaggio, sul pilota dei record, 7 mondiali conquistati e 91 Gp vinti, sull’idolo di milioni di ferraristi. Così ha deciso Corinna, la moglie, all’indomani del crudele appuntamento con il destino. Schumacher era andato a sciare con suo figlio Mick, era in perfette condizioni di forma, poche settimane prima aveva garbatamente respinto l’offerta della Lotus, che lo avrebbe rivoluto in F1, al posto del Raikkonen appena tornato a Maranello. Nulla lasciava presagire il disastro, il fuori pista, la roccia, il casco munito di telecamera che si rivela un’arma micidiale. Da allora, a parte un brevissimo ‘report’ dei chirurghi che avevano operato l’ex pilota al cervello, silenzio assoluto. Persino il ritorno a casa, nel giugno del 2014, venne accompagnato dalla ossessione per la privacy. Nel castello di Gland, dove il Campionissimo sopravvive in condizioni difficilissime, hanno libero accesso solo tre vecchi amici dell’era in Rosso. Il francese Jean Todt. Il britannico Ross Brawn. L’italiano Luca Badoer. Tutti vincolati al segreto. LE POLEMICHE. Giusto ieri un famoso avvocato tedesco, Felix Damm, ha difeso le scelte della famiglia: «È un diritto di Corinna e dei figli non fornire informazioni sullo stato di salute del congiunto».

Perfetto, la legge è legge. Ma poi capitano cose che alimentano le polemiche. Willi Weber, che di Schumi è stato manager e confidente per oltre vent’anni, si è lamentato pubblicamente: «Mi vietano di andare a trovarlo, inventano sempre scuse, l’ultima volta mi hanno detto che era per una questione di batteri». E ‘Bunte’, una popolare rivista tedesca, sfruttando l’assenza di certezze, ha addirittura raccontato che Michael starebbe già in piedi, muoverebbe i primi passi di una faticosa riabilitazione, eccetera. Tutto falso: in questo caso, è stata Sabine Kehme, la portavoce della famiglia, a smentire. Con un ‘purtroppo’ che raccontava tanto.

LA VERITÀ. Settecentotrenta giorni dopo la disgrazia, Michael ‘tecnicamente’ è sveglio. Cioè apre gli occhi. Ma non sembra in grado di riconoscere l’ambiente che lo circonda, i visi delle poche persone che hanno il privilegio di incontrarlo. Resta indifferente quando sullo schermo tv appaiono le immagini di un Gran Premio di Formula Uno. Viene alimentato artificialmente ed è dimagrito tantissimo. Più passa il tempo e più, considerata la gravità delle lesioni riportate al cervello, si fa strada la consapevolezza che non ci sarà mai il ritorno ad una esistenza minimamente normale. Jean Todt si era illuso e ci aveva illusi, quando, di sicuro in buona fede, un anno fa dichiarò che il suo pupillo avrebbe vinto anche questa gara difficilissima, «al massimo non potrà guidare un’auto da corsa».

IL FUTURO. Non c’è, oppure è avvolto nell’enigma. I figli hanno deciso di andare avanti, Gina Maria studia e si dedica alla equitazione, Mick segue le orme del papà e ha debuttato in Formula 4, di recente ha visitato la Ferrari, chissà. A volte ritornano, gli Eroi. Ma solo tramite gli eredi, purtroppo.