Venerdì 17 Maggio 2024

Riforme, Berlusconi prende tempoMa Forza Italia dice no alla trattativa

Antonella Coppari ROMA IL SEGNALE a Berlusconi è pervenuto forte e chiaro: il partito, quasi all'unanimità, è contrario ad accettare l'ultimatum di Renzi sulla riforma elettorale. In questi giorni, ad Arcore si è assistito ad un viavai di big da Toti a Brunetta, passando per Romani e la Gelmini che hanno espresso al capo lo stesso concetto: «Non possiamo ingoiare la tua e la nostra umiliazione. Se continui a prostrarti di fronte al premier, rischi di trovarti in compagnia solo di Letta, di Verdini e della Santanchè». E siccome si tratta di fedelissimi da cui mai si attenderebbe una pugnalata alle spalle, è chiaro che se pure il Cavaliere avesse avuto la tentazione di rispondere subito di sì per non restare tagliato fuori dai tavoli che contano (a cominciare dalla scelta del successore di Napolitano) ora intende andare con i piedi di piombo. Quanto meno, cerca di far pesare il suo disco verde. Prova ne sia che oggi pomeriggio nell'ufficio di presidenza convocato per tirar le fila del discorso, secondo i pronostici più accreditati farà di tutto per salvare le apparenze e recitare almeno nella forma la parte del leader assoluto. Giura chi ha avuto modo di parlarci in una giornata complicata, segnata non solo dal pranzo con i figli e i vertici aziendali ma anche dal riacutizzarsi del dolore all'occhio, che si esprimerà più o meno così: «Noi siamo per rispettare il Patto del Nazareno ma senza subire imposizioni. Non ci possono dire prendere o lasciare'». Racconterà di aver chiesto più tempo «ma Matteo vuole fare presto». E poi li esorterà «a parlare liberamente». Scontato un diluvio di critiche contro l'arroganza di Renzi e i suoi «indigeribili» aut aut: vero è che le dimissioni annunciate dal capo dello Stato rendono più lontano il voto, epperò bruciano a Forza Italia i modi del premier. A Berlusconi non resterà che prendere atto degli umori ufficiali del partito: «Ho capito il vostro punto di vista. Chiedo un mandato a trattare secondo queste indicazioni». Come lo userà con Renzi, che incontrerà prima della direzione del Pd di domani, nessuno può dirlo. LA BATTAGLIA sull'Italicum con il premio di maggioranza alla lista inviso ai più, si intreccia con la ribellione di Fitto. Nel giro di Verdini dicono che la riunione convocata dall'ex premier è un modo per svicolare al pressing dell'ex governatore pugliese che l'incalza per ottenere una gestione «più democratica» e «plurale» del partito. L'altra faccia della medaglia è il rischio che i malumori di Fitto alla ricerca di un incontro a due con Silvio e dei suoi si saldino con quelli sull'accordo con Renzi che tagliano la pancia forzista. Si capisce perché il Cavaliere continui a insistere per non abbassare troppo la soglia di sbarramento per i partiti che FI vorrebbe al 5 anche per rendere più potabile ai suoi l'intesa. C'è poi chi gli consiglia di «ricucire» con l'europarlamentare che ha dalla sua parte un esercito di deputati e senatori pronti ad alzare le barricate sulla legge elettorale. Ad aumentare il caos, la delusione dei vertici Mediaset da sempre favorevoli all'intesa per alcune scelte del governo sulle tv.