Sabato 18 Maggio 2024
Giuseppe Tassi
Calcio

Quale razzismo? Arrigo ha difeso il calcio italiano

ADESSO stiamo davvero esagerando. Conosco molto bene Arrigo Sacchi per averlo seguito nel ciclo d’oro del Milan di Rijkaard e Gullit e poi in Nazionale, nel convulso mondiale americano del 1994. E vi assicuro che non c’è mente più aperta al mondo della sua, non c’è uomo più lontano dal concetto di razzismo. Vederlo messo all’indice da Gary Lineker (ex centravanti della nazionale britannica), Mino Raiola (manager di successo che ha in scuderia Pogba e Balotelli) e perfino dal sottosegretario Delrio è una cosa che fa tristezza. Nel corso di una premiazione a Montecatini l’ex Ct azzurro si è lasciato andare ad una battuta sul calcio giovanile, dopo aver assistito alla finale del torneo di Viareggio. «Abbiamo troppi stranieri nelle giovanili, ci sono troppi neri». La constatazione non era legata al colore della pelle, visto che oggi molti «neri» hanno il passaporto italiano e potrebbero giocare anche in nazionale. E’ CHIARO che il bersaglio di Arrigo era ed è la mania di privilegiare i talenti stranieri fin dalle giovanili, a scapito dei baby calciatori di casa nostra. L’effetto di questa scelta è che il parco giocatori a disposizione dei tecnici azzurri, Conte in prima fila, è percentualmente sempre più ristretta. Troppi gli stranieri nei ruoli-chiave delle nostre squadre di A e pochi talenti veri italiani per sostenere il calcio azzurro. A completare le sue osservazioni Arrigo argomentava che la stampa spagnola storce il naso quando il Real valorizza pochi giocatori della «cantera», cioè del vivaio madrileno, mentre in Italia lo spirito di bandiera è spesso sepolto dalla ricerca del risultato ad ogni costo. Insomma con buona pace di Delrio, Lineker e Raiola (che negli ultimi tempi si erge al ruolo di oracolo del pallone), quello di Sacchi era un discorso di bandiera, uno sfogo a beneficio del calcio italiano. Di certo non una tirata razzista. E se a qualcuno restano dubbi, chieda lumi a Rijkaard e a Gullit.