Giovedì 2 Maggio 2024

Primarie Pd: dove, come e quando. Da Roma a Napoli, guida per capire

Il popolo democratico chiamato a decidere i candidati alle amministrative. Si vota domenica 6 marzo dalle 8 alle 22. Rischio flop affluenza

I candidati del Pd a sindaco di Roma a "in 1/2 ora" (Olycom

I candidati del Pd a sindaco di Roma a "in 1/2 ora" (Olycom

ROMA, 5 marzo 2016 – Le primarie del Pd e del centrosinistra - che si terranno domenica 6 marzo, a Roma, Napoli e altre nove città italiane (si tratta di Aversa, Battipaglia, Benevento, Trieste, Bolzano, Savona, Grosseto, Cascina e San Benedetto del Tronto; a Milano la corsa si è svolta in anticipo, il 6 e 7 febbraio scorsi, mentre a Caserta la competizione è stata sospesa e rinviata al prossimo 20 marzo; le elezioni amministrative non sono ancora state fissate ma il I turno si terrà il 29 maggio o il 5 giugno e il ballottaggio 15 giorni dopo)  - sono importanti per una lunga serie di motivi. I principali sono tre.

1) IL REBUS AFFLUENZA E LA ‘SALUTE’ DEL PD

L'esempio Milano -  Il primo è lo stato di salute del Pd. Infatti, le previsioni parlano già di una percentuale di affluenza molto bassa, se non bassissima. A Milano, per dire, hanno votato quasi 61 mila cittadini, in perfetta linea con il risultato del 2011, quando le primarie le vinse Pisapia, l’ancora attuale sindaco, che però ha scelto di non ricandidarsi, ma la competizione, con ben due candidati di sinistra (la vicesindaca Balzani e l’assessore Majorino: insieme avvrebero preso il 60% contro il 40% di Sala che, invece, affrontandoli da soli, ha vinto) è stata accesa, accanita e anche a lunga sotto i riflettori. A Napoli, invece, e ancor di più a Roma le primarie non hanno ‘scaldato’ i cuori degli elettori e, tantomeno, quelli dei militanti e iscritti al Pd. Addirittura, le diverse previsioni atmosferiche (pioggia a Roma, bel tempo a Napoli) fanno temere un vero e proprio flop alle urne.

Roma, rischio flop - A Roma il Pd teme di dimezzare il risultato storico delle primarie del 2013 (oltre 100 mila votanti) che videro trionfare l’ex sindaco, Marino, con 80 mila preferenze (potrebbe dire ai suoi ‘successori’: avete eletto un candidato che ha preso un quarto dei miei voti…). Infatti, le previsioni si attestano intorno ai 50 mila votanti, considerati già un successo, mentre sotto i 40 mila è la catastrofe.

Napoli, il confronto 'coi cinesi' - E anche a Napoli il Pd teme di restare molto lontano dal risultato del 2011, che fu un vero boom, con annesse polemiche sui ‘cinesi’ (45 mila i votanti) che poi portarono alla scelta d’imperio di candidare il prefetto Mario Morcone che perse rovinosamente contro l’attuale sindaco, Luigi De Magistris, appoggiato dall’Idv e da altri partiti minori (Prc, Verdi, etc.) Ma anche rispetto all’affluenza, nella sola Napoli, alle primarie 2015 per decidere chi doveva correre a governatore della Campania tra l’attuale, Vincenzo De Luca, e l’europarlamentare Antonio Cozzolino, affluenza che rasentò il buco di 20 mila persone, il Pd oggi trema, nella speranza che si rechino alle urne almeno 30 mila napoletani

2) COME E DOVE SI VOTA

I canditati a Roma  - A Roma, gli elettori troveranno, sulla scheda elettorale, sei nomi: potranno scegliere tra Chiara Ferraro (ragazza disabile, autistica), Roberto Giachetti (Pd), Gianfranco Mascia (Verdi, ex Idv), Roberto Morassut (Pd), Stefano Pedica (Pd, ex Idv) e Domenico Rossi (Centro democratico).

Roma, quando e come  - Si vota domenica 6 marzo dalle 8 alle 22. Ogni cittadino potrà scrivere la preferenza presso il seggio collegato alla propria residenza (le informazioni sul proprio seggio si trovano sul sito informativo www.primarieroma2016.it). Per votare sarà necessario esibire un documento d’identità valido, la tessera elettorale e sottoscrivere la “Carta dei Valori” del centro-sinistra (è la stessa ‘Carta’ usata per le primarie di coalizione atte a scegliere il leader del centrosinistra alle Politiche del 2013, primarie vinte allora da Pier Luigi Bersani, allora in coalizione con Sel di Vendola, Idv di Di Pietro e Psi di Nencini e coalizione che oggi non esiste più: una piccola, ma incredibile, stranezza…). Poi bisogna contribuire economicamente alla votazione delle primarie, con un versamento minimo di due euro. Possono votare i minorenni, dai16 anni in su, e i cittadini stranieri residenti a Roma.

Napoli, il caso Ranieri - A Napoli valgono le stesse regole e le stesse modalità in vigore nella Capitale, ma con alcune ‘complicazioni’ tipiche di… Napoli. Innanzitutto, la raccolta delle firme per le candidature si è chiusa appena un mese prima della consultazione (4 febbraio – 6 marzo) e dopo una lunga serie di slittamenti (la data iniziale era novembre 2015). Sulla scheda elettorale i nomi che gli elettori troveranno sono solo quattro (Antonio Bassolino, Pd; Valeria Valente, Pd; Marco Sarracino, Pd; Antonio Marfella, Psi), quindi cinque su sei del Pd, perché a un quinto, Umberto Ranieri (area Pd, ma non iscritto) è stato impedito di presentarsi: la sua candidatura era appoggiata non da ‘iscritti’ al Pd (norma di regolamento valida solo a Napoli), ma anche da ‘elettori’ del Pd, come in tutt’Italia.

Gli stranieri - Infine, l’eterna questione del voto degli stranieri, specie se ‘cinesi’ (quelli di altre nazionalità non pare mostrino gran voglia o smania di mettersi a giocare alla Politica…). Nel 2011 le primarie, proprio a Napoli, furono bloccate e invalidate per le lunghe file di ‘cinesi’ che erano andati a votare – si disse allora – per Antonio Cozzolino (le primarie, peraltro, le aveva vinte, in ogni caso, contro Ranieri). Alle ultime primarie che si sono tenute a Milano, la comunità cinese - residente nella Chinatown meneghina (zona Sarpi, vicino la stazione Centrale: la comunità cinese è di circa 15 mila persone) è andata a votare in massa per il candidato Giuseppe Sala (si parla di 5 mila cinesi, ma tutti i votanti stranieri sono stati appena il 4%) mentre la comunità cinese romana (7 mila persone in totale, radicata nella zona di piazza Vittorio, stazione Termini) non si è espressa, pur avendo incontrato e parlato con tutti i candidati. Infine, a Napoli, più che ai cinesi, bisognerà pensare agli ‘italiani’: infatti, come sempre, la camorra cercherà di influenzare il voto e i voti dei clan camorristi contano più dei pochi cinesi locali (1500).

3) RENZIANI E NON. IL GIOCO DELLE CORRENTI

I renziani e gli outsider - I competitor principali alle primarie sono quasi tutti esponenti del Pd, anche se di diversa corrente o area politica interna. Solo tra i concorrenti minori figurano componenti di una coalizione, quella di centrosinistra, che ormai, di fatto, non esiste più (si tratta di Verdi, Psi, Idv, Cd, a livello di partiti, invece Sel è parte della coalizione solo a Milano). Bisognerà, dunque, capire e vedere chi, nel Pd, ha più consensi: i candidati ‘renziani’ (Giachetti a Roma, come lo era Sala a Milano) o quelli di altre aree non ostili a Renzi ma che non sono renziani doc (la Valente a Napoli, è dei ‘Giovani Turchi’, Morassut è veltroniano) oppure candidati outsider veri e propri che rappresentano un distacco netto dal renzismo e Renzi (Bassolino a Napoli).

Le elezioni e le conseguenze sul governo - La gara, dunque, oltre che sull’affluenza, si farà su chi arriva primo ma anche sul distacco, stretto o largo, sul secondo. Anche perché – come dice sempre Renzi – poi da vincere ci sono le ‘secondarie’, e cioè le elezioni vere (saranno a giugno). E, in quel caso, bisognerà vedere il quadro complessivo: il Pd – e, anche, Renzi e il governo, anche se Ncd in alcuni casi appoggerà candidati di centrodestra (Parisi a Milano) o di centro (Marchini a Roma) – confermerà le amministrazioni uscenti, dove non si sono fatte le primarie (Torino e Bologna) e dove si ricandidano due sindaci non propriamente renziani ma suoi alleati ormai da tempo (Piero Fassino a Torino, Virginio Merola a Bologna)? Soprattutto, il Pd manterrà il governo di Milano, dove il centrodestra è unito, e di Roma, dove il centrodestra è spaccato ma l’M5S è molto forte? E riuscirà a strappare il governo di Napoli alla sinistra ex-radicale di De Magistris? E se il Pd (e Renzi) perdessero Milano e Roma? O Milano, Roma e Napoli, mantenendo solo Napoli e Bologna? Quali conseguenze ci sarebbero sul governo e sulla sua tenuta? Tutte domande a cui le primarie di domenica prossima 6 marzo inizieranno, pur se solo parzialmente, a dare delle prime risposte.