Mercoledì 8 Maggio 2024

L’ira della base, Di Maio sotto tiro. "Ma il leader non si può toccare"

Linea soft per evitare l’implosione. I politologi: non hanno alternative

LUIGI DI MAIO, VIRGINIA RAGGI, ALESSANDRO DI BATTISTA, ROBERTA LOMBARDI, PAOLA TAVERNA

LUIGI DI MAIO, VIRGINIA RAGGI, ALESSANDRO DI BATTISTA, ROBERTA LOMBARDI, PAOLA TAVERNA

Roma, 18 dicembre 2016 - IL WEB li ha bollati come «desaparecidos». E già circolano foto di Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, i leader più in vista del Movimento 5 stelle, con il logo della trasmissione ‘Chi l’ha visto?’. Il loro silenzio, in un momento così delicato per il Movimento, appare assordante, come si dice. Ma se la Rete invoca un intervento dei leader, si racconta di un Di Maio, premier in pectore, che non dice una parola al cospetto dei ‘falchi’ stellati e di Beppe Grillo alla riunione romana dell’hotel Forum. Pure Di Battista – che tre giorni fa era a Piazza Pulita a difendere Virginia («Se le arriva un avviso di garanzia? Non siamo robot, faremo approfondimenti») – non è pervenuto. Morale: che cosa succederà agli sponsor di peso di Virginia? Se fosse per Carla Ruocco, ex esponente del direttorio, e Roberta Lombardi, la deputata romana ‘rivale’ della Raggi che contro Raffaele Marra ha pure fatto un esposto, la leadership di Di Maio sarebbe ai titoli di coda. Anche il deputato Giuseppe Brescia è durissimo: «Chi nei mesi scorsi ha difeso questa linea scellerata dovrebbe smetterla di gocare al piccolo stratega». Ciò nonostante, la linea del M5S (al momento) sembra soft. In sintesi: non danneggiare il vicepresidente della Camera, perché altrimenti, come trapela da fonti del Campidoglio, «crollerebbe tutto».  Paolo Becchi, ex ideologo del Movimento, legge la strategia a distanza: «Grillo avrebbe cacciato subito la Raggi. Se non l’ha fatto è proprio per salvare Di Maio, visto che gli ortodossi, da Roberta Lombardi in avanti, vogliono la sua testa da tempo».  Tesi che anche politologi, come Piero Ignazi, tendono a sposare: «Le ripercussioni del caso Raggi? Sulla gerarchia interna. La lotta feroce per la leadership c’è in tutti i partiti, ma nel Movimento 5 Stelle c’è un vuoto di potere, perché Grillo non ha la capacità di gestire la situazione». Quindi, alla lunga, il rischio implosione c’è, benché al momento non siano previsti sconquassi ai vertici.  «La caratura politica dei grillini è modesta, gli unici – continua Ignazi – che hanno una certa capacità di leadership sono appunto Di Maio e Di Battista. Il secondo avrebbe anche più chance, se non usasse toni da guerrigliero...».

SECONDO il sondaggista Nicola Piepoli, però, nemmeno a livello di elettorato ci saranno stravolgimenti. «Ci vuole tempo per perdere voti. Ricordate la Democrazia cristiana? Passò dal 30-32% all’8% quando divenne Partito popolare, salvo poi annullarsi. Ora, il Movimento 5 Stelle può perdere un punto per il caos romano, ma inciderà ben poco a livello nazionale. Diciamo che probabilmente cambieranno idea sull’andare al voto subito. E questo allungherà la vita al governo Gentiloni». Il punto dirimente è: quando si voterà. Così all’impronta, «ai grillini le elezioni nel breve periodo potrebbero non convenire», spiega Ignazi, ma conta molto anche come verrà gestita la questione Raggi.  Il professor Piergiorgio Corbetta, dell’Istituto Cattaneo di Bologna, pone infatti un problema di «struttura di partito» che, nel caso dei grillini, non esiste.  «Grillo che ruolo ha? Non è chiaro. E lo stesso vale per Di Maio e gli altri. Non c’è un segretario di partito che può assumersi la responsabilità del fallimento romano». Se non si può prevedere che cosa succederà al vicepresidente della Camera, «di certo c’è che il danno è irrecuperabile – spiega Corbetta –. Del resto, la Capitale non è Parma (amministrata dall’ex grillino Federico Pizzarotti, ndr) e le ripercussioni elettorali ci saranno, nel breve e nel lungo periodo»  Sullo sfondo si fa spazio l’interrogativo del senatore Pd ed ex assessore di Ignazio Marino, Stefano Esposito: «Sono sei mesi che si accapigliano su faide interne, ma di Roma chi se ne occupa?». La risposta arriva su Twitter, tra tam tam di foto di cassonetti stracolmi di immondizia e un invito ormai virale: «Raggi, dimettiti»