Venerdì 3 Maggio 2024

Pensioni di reversibilità, record in Parlamento. La Camera raddoppia rispetto alla media

Vincoli severi per i familiari degli iscritti Inps ma non dei politici

Montecitorio (Ansa)

Montecitorio (Ansa)

Roma, 15 aprile 2016 - TUTTO è nato quando hanno cominciato a girare le voci, poi smentite, sul fatto che il governo avesse intenzione di stringere ulteriormente le maglie che oggi consentono di ottenere dall’Inps la pensione di reversibilità. Così alcuni deputati ex grillini, oggi in Alternativa Libera, hanno chiesto alla presidenza della Camera di conoscere quanti contributi pensionistici sono stati versati dagli ex deputati e quanti di questi sono oggi quelli che godono della reversibilità.

La presidenza della Camera, attraverso l’ufficio dei questori, ha dato una risposta solo parziale, rispondendo al secondo quesito. Risposta che, tuttavia, ha fatto emergere una situazione di assoluto privilegio. Almeno nell’erogazione (molto morbida) dell’assegno ai discendenti.

ECCO i dati: a fronte di 1.464 ex deputati che percepiscono assegni previdenziali dalla Camera, ci sono 642 beneficiari di trattamenti di reversibilità, pari a un tasso di circa il 30%. Una cifra decisamente alta se si considera che tra i percettori di pensioni Inps, nel 2014, la percentuale di quelle di reversibilità è stata pari a circa il 14,5%; la metà.

In buona sostanza: non solo gli ex parlamentari percepiscono pensioni molto più alte di quelle degli altri cittadini, ma le regole della Camera per avere diritto alla reversibilità sono molto più larghe di quelle previste per le persone comuni. I numeri forniti dai questori della Camera dicono infatti che i deputati percettori di vitalizio sono 1.311 (vecchio sistema retributivo ante 2012); i deputati percettori di trattamento previdenziale pro rata sono 153 (nuovo sistema contributivo); i percettori di vitalizio di reversibilità sono 636 (vecchio sistema ante 2012); i percettori di vitalizio pro rata sono 6 (nuovo sistema).

PER CAPIRE l’entità del divario è utile anche fare un raffronto con i dati Inps che, nel 2014, davano come destinatari di pensione di vecchiaia/anzianità/anticipata 8 milioni e 513.084 ex lavoratori, mentre i titolari di pensione di reversibilità erano «solo» 1.447.991. Per far capire ancora meglio: l’Inps prevede che possano percepire la pensione di reversibilità i figli fino a 26 anni solo se universitari, alla Camera il vincolo «studentesco» non c’è. Sempre l’Inps prevede che possano avere la pensione i genitori a carico, ma solo fino al sessantacinquesimo anno, età che sparisce alla Camera, così come secondo l’Inps possono avere la pensione i fratelli e le sorelle ma solo se inabili, mentre alla Camera la variabile della disabilità scompare del tutto.

Ma il dato più interessante è forse che i requisiti per ottenere la pensione di reversibilità all’Inps sono vagliati da appositi uffici, mentre alla Camera basta un’autocertificazione. Ciliegina sulla torta: all’Inps c’è la cosidetta «norma anti badanti» che esclude dal vitalizio «il superstite che si sia sposato con il coniuge che aveva più di 70 anni e con una differenza di età maggiore di 20 anni». Alla Camera lo sbarramento non esiste.

PRIVILEGIO nel privilegio: le pensioni dei deputati sono più vantaggiose perché godono di un coefficiente di rivalutazione più alto, visto che l’Inps ha un divisore del 21,475 mentre alla Camera è di 20,843 per chi ha 60 anni. Divisore che, per chi ha 65 anni, scende a 18,398 per l’Inps e a 17,793 per la Camera. Decimali che fanno davvero un’enorme differenza, parametrati soprattutto sull’ammontare delle pensioni parlamentari che, se riferite anche solo a una legislatura, prevedono un assegno mensile che può sfiorare, soprattutto con il «vecchio» regine, anche i 10 mila euro. Se non addirittura di più.

«Dopo mesi di solleciti – ha raccontato Tancredi Turco, il deputato di Alternativa che ha compiuto l’indagine – la Boldrini ci ha fornito solo una parte dei dati richiesti, visto che volevamo conoscere anche quanti contributi hanno versato gli ex deputati e quanto hanno già percepito sotto forma di vitalizi o pensioni. Considerando solo i numeri ottenuti (modesti), emerge chiaramente come sia necessario provvedere subito a rivedere le regole pensionistiche dei deputati». Turco ha presentato una proposta di legge per equiparare le pensioni dei parlamentari a quelle dell’Inps, denunciando come siano mesi che la Camera ha smesso di discutere la riforma delle pensioni dei politici. Inutile dire che la proposta è stata accolta con grande diffidenza, per non dire vera ostilità, dall’intero arco parlamentare di Montecitorio.

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