Domenica 28 Aprile 2024

Viviani, dopo tante cadute la vittoria che vale una carriera

Non era andata giù a Elia Viviani la sconfitta di quattro anni fa a Londra. Da quel 5 agosto, il 27enne veronese ha puntato l'obiettivo su Rio, proseguendo quel processo di crescita che questa sera l'ha portato a conquistare una meritatissima medaglia d'oro.

Viviani medaglia d'oro nel ciclismo omnium (Ansa)

Viviani medaglia d'oro nel ciclismo omnium (Ansa)

Rio de Janeiro, 15 agosto 2016 – Abnegazione, tenacia, intelligenza e scrupolosità: Elia Viviani ha conquistato il titolo olimpico dell’omnium grazie soprattutto a queste qualità. Un oro olimpico non si vince senza talento, è vero, e infatti Viviani di talento ne ha da vendere. Il suo grande merito, però è stato quello di coltivarlo nel tempo, nel non disperderlo nelle avversità e di farlo fruttare nella gara della vita: quella che Viviani ha vinto con pieno merito davanti a due grandi corridori come Mark Cavendish, 30 tappe al Tour e 15 al Giro vinte in carriera, e Lasse Norman Hansen, olimpionico a Londra nell’omnium. Proprio quella gara di quattro anni fa era stata una delle più cocenti delusioni della carriera di Elia, primo all’inzio dell’ultima giornata di gara ma costretto alla fine della corsa a punti ad accontentarsi di un deludente sesto posto; uno smacco che Viviani ha portato dentro di sé negli ultimi quattro anni e che gli ha dato la forza e la determinazione necessarie per affrontare e vincere la nuova sfida di Rio.

La rincorsa di Viviani verso l’oro olimpico parte da lontano. Nato a Isola della Scala il 7 febbraio 1989, Elia è cresciuto nella frazione di Vallese, comune di Oppeano, in provincia di Verona. È qui che il giovane Viviani muove i primi passi da ciclista, a otto anni, dimostrando da subito una certa predisposizione sia per le gare su strada che per quelle su pista. Una doppia attivita, questa, che caratterizzerà tutta la sua carriera e a cui, fino al titolo conquistato oggi, Viviani non ha mai voluto rinunciare. E così, a fianco delle tante vittorie su strada (su tutte la seconda tappa del Giro 2015, vinta in volata a Genova) conquistate con le maglie di Liquigas, Cannondale e Sky, Elia raccoglie titoli su titoli anche su pista, mancando però in più occasioni l’appuntamento con la maglia iridata (sfiorata in almeno un paio di occasioni) e con la medaglia olimpica. Le due delusioni più grandi sono datate 5 agosto 2012 e 5 marzo 2016: la prima, alle Olimpiadi di Londra, l’abbiamo già ricordata; la seconda, più recente, ha luogo ancora nella capitale londinese, nel corso dei Campionati mondiali: primo con 180 punti (lo stesso punteggio con cui oggi si è presentato all’inizio della decisiva corsa a punti), Viviani viene beffato da Cavendish, che, pur non essendo coinvolto nella lotta per il podio, scippa al veronese i due punti che non solo gli avrebbero permesso di salire per la quarta volta in carriera su un podio mondiale, ma anche di indossare la maglia iridata di campione dle mondo.

Viviani non si dà per vinto, non è nel suo carattere, non è nelle sue corde, non fa parte del suo modo di essere. Da quelle sconfitte tra forza e ispirazione per non mollare, per proseguire nella maniacale ricerca della perfezione. In questo percorso, Elia ha potuto godere del sostegno di una famiglia sempre presente (anche qui a Rio), ma mai oppressiva, di una compagna – Elena Cecchini, tricampionessa italiana su strada in carica – che, da collega quale è, sa quali corde toccare quando le cose non vanno come dovrebbero, e di un allenatore come Marco Villa, capace di seguirlo passo dopo passo e di guidarlo nel percorso verso l’oro di Rio. Un percorso in cui Viviani, forse ispirato dalla teoria dei “marginal gains” che è il fondamento del lavoro della Sky (la sua squadra da stradista), non ha lasciato nulla al caso, curando ogni piccolo, ma decisivo, dettaglio: dalle otto biciclette portate a Rio e utilizzate in gara e negli allenamenti, al tutino progettato da Castelli, testato nella galleria del vento e indossato da Viviani nelle sei prove dell’omnium. E i frutti del lavoro degli ultimi mesi si sono visti da subito: il miglioramento di Viviani nelle tre prove di prestazione (inseguimento, chilometro da fermo e giro lanciato) è stato evidente e ha permesso a Viviani di scavare da subito un solco importante tra sé e i rivali, contribuendo a far crescere sempre di più la fiducia e la confidenza del 27enne veronese.

Il resto l’ha fatto l’esperienza maturata negli ultimi anni. Grazie a essa, Viviani ha potuto superare l’ultimo ostacolo che si frapponeva tra sé e il tanto agognato oro olimpico: la corsa a punti. L’ultimo dei sei atti in programma nella spettacolare specialità “all around” della pista ha sembrato ripercorrere la carriera del veronese: in particolare la caduta di cui Viviani è stato vittima – suo malgrado – a metà gara è sembrata la metafora perfetta della sua vita sportiva; poteva essere il colpo del ko, invece Elia ha trovato la forza per rialzarsi, conservando la lucidità necessaria per gestire una corsa tanto dura, che nel finale l’ha visto far fruttare la maggior freschezza conservata rispetto agli avversari. Gli ultimo dieci giri sono stati una sorta di passerella per il veronese, che dopo aver tagliato il traguardo si è lasciato andare, sfogando tutta la tensione accumulata in questi mesi in un incontenibile pianto di gioia. Finalmente, l’obiettivo di una vita è raggiunto, e con pieno merito. Anche l’ottavo oro conquistato a Londra dai nostri atleti è lì a dimostrarci che il lavoro, alla fine, paga sempre.

MARCO FRANCIA