Giovedì 16 Maggio 2024

Mafia, Mattarella ricorda i 30 anni dall'omicidio Cassarà: "Rifiutare il ricatto criminale"

Il presidente ricorda Gaetano Costa, Antonino Cassarà e Roberto Antiochia. Il figlio del primo alla commemorazione semideserta: "Mio padre dimenticato"

Ninni Cassara', Roberto Antiochia e Gaetano Costa (Ansa)

Ninni Cassara', Roberto Antiochia e Gaetano Costa (Ansa)

Roma, 6 agosto 2015 - A 30 anni dall'omicidio di Ninni Cassarà, vice capo della squadra mobile di Palermo e stretto collaboratore di Giovanni Falcone ucciso da Cosa Nostra, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda le vittime di mafia. "Onorare la memoria delle vittime della mafia come Gaetano Costa, Antonino Cassarà e Roberto Antiochia richiede l'impegno di tutti nel contrastare, rifiutare e denunciare ogni forma di infiltrazione e di ricatto criminale, di malaffare e di corruzione", ha detto.

L'INTERVENTO DI MATTARELLA - "Onorare nel modo più concreto la memoria" del procuratore Gaetano Costa, del vice questore Antonino Cassarà e dell'agente della Polizia di Stato Roberto Antiochia, "e dei tanti magistrati, appartenenti alle forze dell'ordine e singoli cittadini che hanno perso la vita per assicurare l'affermazione dei diritti e il rispetto delle regole, richiede l'impegno di tutti nel contrastare, rifiutare e denunciare ogni forma di infiltrazione e di ricatto criminale, di malaffare e di corruzione". "Nell'agire quotidiano - sottolinea il capo dello stato - ciascuno deve saper rinnovare la propria ferma adesione ai principi di giustizia e di legalità, quale condizione essenziale per garantire la vita della nostra comunità e costruire un avvenire di libertà e di progresso". Mattarella ricorda che "il 6 agosto richiama alla memoria gli attentati mafiosi in cui persero la vita trentacinque fa il procuratore Gaetano Costa e trent'anni or sono il vice questore Antonino Cassarà e l'agente della Polizia di Stato Roberto Antiochia". Si tratta, dice ancora, di "un anniversario che interpella le coscienze di quanti hanno a cuore la difesa della nostra convivenza civile. Il procuratore Costa era un magistrato di alta preparazione professionale, di riconosciuta indipendenza e di grande equilibrio, tenacemente impegnato nella sfida contro il sistema mafioso, contro i suoi metodi di intimidazione e di condizionamento ed i suoi pervasivi interessi economico-finanziari. Con la medesima determinazione e tensione morale, e lo stessso coraggio, si opponeva alla violenza mafiosa il vice questore Antonino Cassarà, investigatore di eccezionali capacita', e con lui l'agente Roberto Antiochia, entrambi barbaramente uccisi qualche giorno dopo il vile assassinio del commissario Giuseppe Montana".  "Servitori dello Stato che, consapevoli dell'altissimo rischio cui si esponevano- continua-, hanno tuttavia compiuto fino in fondo il loro dovere portando avanti un'intensa azione investigativa contro le cosche". "Con questo spirito, desidero far giungere ai familiari delle vittime la mia partecipe vicinanza e il mio affettuoso saluto", conclude Mattarella.

"MIO PADRE DIMENTICATO" - "Mio padre non interessa a nessuno e prima si dimentica meglio è. Certi comportamenti lo dismostrano", ha detto Michele Costa, figlio del procuratore Gaetano, ucciso 35 anni fa dalla mafia e commemorato con una cerimonia poco affollata stamattina sul luogo dell'agguato, senza le reboanti cerimonie riservate ad altri caduti nella lotta contro la mafia. "Questa passarella è stata sempre scomoda - ha aggiunto Costa - mentre ce ne sono altre più comode. Ho sempre protestato, a cominciare dalla magistratura che non ha fatto tutto quello che era suo dovere fare per cercare di arrivare alla verità. E poi anche dalla società civile e in particolare di quella parte politica di cui mio padre e la mia famiglia fecero sempre parte", ha concluso Costa. Il procuratore venne assassinato pochi giorni dopo aver firmato da solo una quarantina di ordini di cattura contro boss mafiosi, isolato dai magistrati del suo ufficio che non vollero firmare quei provvedimenti. Uno dei sostituti procuratori di Costa, Domenico Signorino, morì poi suicida.