Lunedì 20 Maggio 2024

Iraq, armi ai curdi: arriva l'ok dell'Europa. "Per l'Italia deciderà il Parlamento"

Vertice dei ministri degli Esteri europei. "Serve azione per facilitare l'accesso alle comunità isolate". Nuovo massacro di yazidi

Un soldato iracheno (AFP)

Un soldato iracheno (AFP)

Bruxelles, 15 agosto 2014 - Dall'Unione europea c'è il via libera, i curdi assediati dagli jihadisti in Iraq verranno armati. E' la decisione dei ministri degli Esteri dell'Ue riuniti d'urgenza a Bruxelles per le crisi in Iraq, Libia, Ucraina e Gaza. Nelle conclusioni della riunione si legge che Il consiglio dei ministri degli esteri dell'Ue accoglie "con favore" la decisione di alcuni stati membri a consegnare le armi ai curdi iracheni, che combattono l'Isis. E intanto in Iraq continuano i massacri della minoranza yazida.

I ministri degli Esteri Ue sottolineano "il bisogno di un'azione immediata per facilitare l'accesso alle popolazioni che si trovano in situazioni di necessità", ed "accoglie con favore gli sforzi fatti dagli Stati Uniti e da altri partner. L'Ue condanna le atrocità e gli abusi dei diritti umani, in particolare quando vengono commessi contro minoranze religiose e gruppi più vulnerabili. Alcuni di questi atti, commessi in Iraq ed in Siria, possono costituire crimini contro l'umanità e devono essere indagati velocemente in modo tale che i responsabili ne rispondano": è quanto si legge nelle conclusioni del consiglio dei ministri degli Esteri.

Le armi ai curdi? "Serve una discussione e una posizione unica dell'Unione europea, per noi è importante che possa avvenire in una cornice Ue. I curdi in questo momento hanno bisogno di sostegno, dobbiamo trovare le forme corrette per farlo, col coinvolgimento diretto del governo di Baghdad", aveva detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini al suo arrivo a Bruxelles. Quella irachena è la prima delle questioni sul tavolo dei ministri, aveva fatto sapere l'Alto rappresentante Catherine Ashton"Siamo contenti di vedere che ora c'è il presidente designato Abadi e speriamo in una maggiore stabilità in Iraq per affrontare le sfide che arrivano dallo Stato Islamico (Isis)".

ITALIA - "Ci auguriamo che il governo in Iraq - ha aggiunto Mogherini - sia formato nei prossimi giorni, non settimane. Le notizie del passo indietro di Maliki sono positive. Dobbiamo mettere tutta la pressione politica possibile sulla formazione di un nuovo governo a Baghdad e rafforzare il governo autonomo del Kurdistan". 

"Abbiamo ricevuto dai curdi una richiesta di sostegno militare. Col ministro della Difesa Pinotti abbiamo detto di essere pronti a riferire a commissioni esteri e difesa in ogni momento su questa eventualità, credo che sia giusto che il Parlamento abbia un coinvolgimento diretto in questo tipo di valutazione", ha spiegato il ministro Mogherini. 

Mogherini ha ricordato anche l'impegno umanitario dell'Italia, con il ponte aereo di sei voli (da domani al 20 agosto) e la distribuzione, attraverso l'Unicef, di 36 tonnellate di acqua, cibo e 200 tende da campo: "Col ministro Pinotti abbiamo dato il via al piano di assistenza italiana per l'Iraq. Si tratta di sei voli, i primi due domani, che porteranno innanzi tutto generi di prima necessità, quello che ci è stato richiesto dagli operatori sul terreno attraverso l'Unicef. Soprattutto acqua, cibo, biscotti proteici, tende e sacchi a pelo". La nuova operazione fa seguito agli stanziamenti già disposti nelle ultime settimane per aiuti di emergenza: 980mila euro a Oms, Pam e Unicef, e un milione di euro per attività organizzate sul posto da Ong italiane in raccordo con l'ambasciata italiana a Baghdad.

GERMANIA - Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha annunciato che andrà nel nord dell'Iraq per rendersi personalmente conto del tipo di sostegno necessario per le popolazioni in preda all'avanzata degli jihadisti. "Non possiamo semplicemente elogiare gli Usa per i raid aerei - ha detto -. Dobbiamo capire cosa possiamo fare per sostenere le forze curde".

SVEZIA - "Ho accolto con favore quello che gli Stati Uniti, la Francia ed altri hanno fatto. La Svezia per altre ragioni non può, e per questo si concentra in quello che sa fare meglio, cioè gli aiuti umanitari", ha spiegato il ministro svedese Carl Bildt invocando un coordinamento con le autorità di Baghdad.

Intanto la Casa Bianca ha accolto positivamente la decisione del premier iracheno Maliki di dimettersi, disinnescando così la crisi politica. "Un enorme passo verso l'unità del Paese", ha detto il responsabile per la sicurezza nazionale Susan Rice. Mentre l'Onu ha definito il passo indietro di Maliki e il suo appoggio al neodesignato capo del governo Haider al-Abadi un "passo storico". Per il segretario di Stato americano John Kerry, la decisione "pone le basi per la transizione storica e pacifica del potere". Il premier iracheno al-Abadi ha lanciato dal suo profilo Facebook un appello all'unità nell'affrontare i "pericolosi cambiamenti" in atto nel Paese. "Non voglio fare promesse non realistiche ma esorto gli iracheni a lavorare insieme per rafforzare il Paese, che sta affrontando una guerra settaria".

E dalla corea dove è in visita, Papa Francesco ha twittato un messaggio di preghiera per i bambini iracheni.

​MASSACRO YAZIDI - E intanto continuano gli attacchi alla minoranza yazida. Secondo quanto riferito dalla Cnn, i combattenti dello Stato islamico hanno ucciso almeno 80 uomini e hanno fatto prigioniere oltre 100 donne in un attacco compiuto al villaggio yazida di Kojo, nel nord dell'Iraq.