Giovedì 2 Maggio 2024

REPORTAGE / Iran, dalla "rivoluzione dei nasi rifatti" alla sete di cambiamento

"Via le sanzioni all'Iran" titolano tutti i siti e i giornali dopo lo storico accordo sul nucleare. Ma è stato davvero così forte il rallentamento provocato dalle sanzioni occidentali all'economia iraniana? A chi è andato solo pochi mesi fa in Persia non sembra proprio. L'Iran vissuto è molto di più e molto altro rispetto a quello che si racconta. Ecco un resoconto in presa diretta.

Una coppia nel Parco degli Artisti a Teheran (LaPresse)

Una coppia nel Parco degli Artisti a Teheran (LaPresse)

Teheran, 3 aprile 2015 - L'Iran non è un paese arabo. Mangiano seduti sul diwan, non per terra. Parlano il farsi e non l'arabo che stava per cancellare la loro lingua. Sono sciiti e non sunniti. In più hanno una storia millenaria: il loro era un impero quando ancora le tribù del deserto erano gruppi sparsi in un territorio immenso. Sono i persiani. A loro non piace sentirsi chiamare iraniani.

Non è un paese difficile, anzi è facilissimo percorrerlo in lungo e largo grazie a una ottima rete autostradale, a una discreta rete ferroviaria e un buon sistema di pullman e di voli interni che non funziona solo con Iran Air ma con altre quattro compagnie. Quasi tutti quelli che vengono a contatto con gli stranieri (taxisti, albergatori, ristoratori, studenti) masticano almeno qualche  parola d'inglese. Gli alberghi hanno standard europei, sono puliti e l'offerta comprende anche luoghi da sogno dove dormire. Si beve alle fontane d'acqua refrigerata per strada e non si prendono infezioni.

Non è un paese pericoloso. Sarà perché è un regime teocratico a partito unico, una dittatura insomma,  ma l'ordine qui viene rispettato. La deliquenza è ridotta al minimo e di notte si passeggia sicuri anche nelle zone più buie della capitale.Da queste parti la pena di morte viene praticata mediante impiccagione. E non si scherza.

Non è un paese sporco. Le città in genere sono pulite.

Non è solo deserto. La Persia è una regione arida con montagne brulle, con due grandi deserti ad est e la zona del Golfo, a sud, caldisssima. Eppure in ogni valle si semina grano, si coltiva frutta buonissima (pesche noci, albicocche squisite, ottime ciliegie, meloni di tutti i tipi, melograni), ortaggi e verdura. Di acqua ce n'è, a volte anche tanta. L'antica arte dei qanat (i canali sotterranei che dalle montagne portano l'oro azzurro nelle valli e nelle osasi) assicura ancora rifornimenti importanti. La Persia è il primo paese esportatore al mondo di pistacchi e uno tra i più importanti per l'<uva sultanina>.

Non è un paese per gay. I rapporti completi vengono puniti con l'impiccagione.

LA PERSIA E'- La terra dei giardini. Se ne possono ammirare di bellissimi in diverse città. Quelli persiani usano molto il cipresso e l'arancio ma non trascurano il fico, il melograno e le piante grasse. Il giardino è il ristoro dove si trova sempre una piscina, dove l'acqua scorre copiosa nei canali ma è anche anche la rappresentazione del paradiso islamico.

La rosa è la regina dei giardini. Con i suoi petali si fa il tè, l'olio e l'essenza di rose vengono esportati in tutto il mondo per i profumi. La rosa è la pianta celebrata dai poeti. E' la terra dei poeti. Hafez, Saa'di. Omar Khayyam, Rumi sono venerati al pari di imperatori o eroi di guerra. Le tombe di Saadi e Hafez, a Shiraz, sono meta di migliaia di persone che vanno a rendere omaggio ai <salvatori del farsi> ma soprattuto a chi continua a regalare emozioni e momenti di elevazione spirituale. Fuori dal parco vi fermerà un anziano con un cardellino appoggiato sul braccio che a un vostro ordine estrarrà col becco un bigliettino con una frase del poeta: lì sta scritto il vostro futuro. La Persia è la terra dell'Impero. Persepoli vi regalerà emozioni fortissime, così come le tombe rupestri o quel simbolo di potenza che è la tomba di Ciro isolata in mezzo alla pianura deserta. La sua semplicità è la sua possanza.

L'IMPERO DEL MALE - L'Iran è il paese più antiamericano del mondo. Ovunque, soprattutto nella capitale e nei luoghi turistici il regime ci tiene a far sapere chi è il nemico. L'ambasciata Usa a Teheran, quella degli ostaggi del film Argo e che non casualmente si trova a duecento metri dal ministero del Petrolio, è tutta chiusa, è un monumento allo sconfitto, cacciato dal paese assieme alla dinastia dei Phalavi. Alte mura di cinta con filo spinato sono ricoperte di murales antiamericani. 

KHOMEINI -  Il volto di Khomeini campeggia ovunque, l'enorme moschea che vedrete quando dall'aeroporto andate verso la capitale è la sua tomba. Giri per strada e vedi il suo volto, vai alla tomba di Ciro e ti parla prima che tu entri al sito, arrivi alla stazione centrale ed è lì ad accoglierti. Gli sciiti non raffigurano Dio ma per Khomeini hanno organizzato un vero culto della  personalità.

I MARTIRI - Come Khomeini, così per i martiri della guerra Iran-Iraq degli anni Ottanta costata milioni di morti. Nelle città enormi primi piani degli <shaid> (martire) coprono intere fiancate di palazzi di dieci piani. Nelle città e nei paesini più piccoli decine e decine di ritratti di caduti vi accolgono. Nella metro  ci sono anche i televisori che trasmettono immagini di vedove, eroi  e hojatoleslam.E il nuovo Pantheon costruito in trent'anni dalla Teocrazia sciita. Nella metro incontrate pure il mullah che fa propaganda seduto a una scrivania ma non immaginatevi invasati che girino per strada intimandovi di aggiustarvi il velo (se siete donne). Girerete liberamente, nessuno vi dirà alcunché se portate almeno una pashmina in testa e i pantaloni lunghi (se siete uomini).

LA FOLLA DI MASHAD - Mashad è la città santa degli sciiti. Qui è sepolto il loro ottavo imam Reza e, attorno alla moschea che ne custodisce le spoglie, è cresciuto un complesso religioso che da un secolo continua a crescere con l'abbattimento delle case circostanti. I sei cortili sono stupendi (il Razavi è enorme), le moschee di più. L'aria condizionata aiuta la preghiera dei fedeli che vi accorrono a migliaia. In un giorno normale ve ne possono essere anche sette-ottomila. Il cuore del pellegrinaggio è la tomba dell'imam attorno alla quale si accalcano a decine, a centinaia tra urla di preghiera, bambini che i genitori si mettono sulle spalle per fargli toccare la grata. Le spinte per arrivare sono forti, la  calca ti sposta in un'onda di emozione che a tratti ti spaventa. Attorno all'una, quando le funzioni mattutine terminano, escono a frotte, a ondate. Analoghe folle, più tranquille, abbiamo visto all'Hosseinieh di Shiraz o nella grande moschea di Isfahan. 

L'HAFT KHAN - E' un palazzo unico nel suo genere, sei piani disegnati dall'archistar persiano Mehrdad Iravanian in mattoni con largo uso di pietra locale e di pezzi meccanici riciclati. Il bellissimo portone è realizzato con quattro cofani di Mercedes bruniti, le lampade (tutte di design originale) sono fatte con pistoni, bielle e quant'altro. Il soffitto del ristorante tradizionale reinterpreta il disegno delle stalattiti di matrice islamica presenti negli iwan delle moschee. La Terrazza offre un bellissimo panorama sulla città ma soprattutto sulla gioventù del loco: uomini in jeans e camicie, donne col velo appena appoggiato sulla testa, a volte con le braccia e anche i piedi scoperti. Unghie laccate e sorrisi che tradiscono una gran voglia di vivere e apparire. E poi occhiali da sole, telefonini di ultima generazione, ipad sui tavoli.E' una passerella continua. Qua il regime  è lontano, lontanissimo, Come nelle case del tè.

LA RIVOLUZIONE DEI NASI RIFATTI - Se ne vedono ovunque, soprattutto nelle città. Le donne mostrano il cerotto sul naso quasi con fierezza. A dire. mi sono rifatta il naso, voglio dare di me un'idea più occidentale. Vengono pure dai Paesi del Golfo perchè a Shiraz c'è una clinica molto rinomata per la chirurgia estetica. Anche le star delle telenovelas hanno il naso rifatto, dritto, uguale a tutti gli altri nasi femminili. E' come una divisa, una parola d'ordine. Chissà che la ribellione al regime non passi proprio da qui.

I GIOVANI - Ti fermano per strada, ti parlano con l'inglese imparato ascoltando i film o le canzoni. Molti l'hanno studiato all'università e appena possono vogliono esercitarsi ma soprattutto sapere: da dove vieni, che lavoro fai, ti piace l'Iran, e via così. Hanno fame di Occidente, sete di sapere, voglia di confrontarsi, di nuovo e di libertà.

VALE LA PENA? - Eccome. Arte islamica mongola, timuride, safavide, qajara, ce n'è di tutte le epoche. Da far girare la testa. La piazza e i ponti di Isfahan, il Museo dei gioielli di Teheran, la torre nel deserto del sud e il santuario dell'imam da soli valgono il viaggio. Ma la scoperta più bella è la gente: cordiale, gentile, ospitalissima. Vieni a mangiare a casa mia?