Lunedì 6 Maggio 2024

No al formaggio senza latte. L'Italia punta i piedi contro l'Ue

La Commissione europea apriva la possibilità di produrre formaggi con latte in polvere. Una possibilità a cui il Governo si è da subito opposto. Resta dunque in vigore l'attuale normativa salva qualità made in Italy

Il premier Renzi a Expo 'sigla' il patto salva formaggio (Dire)

Il premier Renzi a Expo 'sigla' il patto salva formaggio (Dire)

Roma, 29 settembre 2015 - Formaggi senza latte? Dall'Italia arriva un sonoro no. Quel che sembra paradossale, è invece una minaccia che avrebbe potuto comparire tra gli scaffali dei supermercati e sulle nostre tavole. Un nonsense gastronomico a cui l'Italia si è opposta, facendo la voce grossa con l'Ue. 

In pratica la Commissione europea apriva la possibilità di produrre formaggi con latte in polvere. Una possibilità a cui il Governo - con il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina e l'ok del premier Matteo Renzi - si è da subito fermamente opposto, confermando la volontà di mantenere l'attuale normativa nazionale, che vieta l'utilizzo di latte in polvere negli stabilimenti di produzione lattiero casearia. Nella risposta indirizzata a Bruxelles il Governo rileva che "la materia non è armonizzata, quindi c'è libertà per gli Stati membri di avere norme più restrittive rispetto a quelle Ue. La legge italiana non produce effetti distorsivi della concorrenza rispetto al mercato del latte in polvere. Non si limita la circolazione dei formaggi che lo utilizzano e che sono prodotti in altri Stati membri". Ma soprattutto, al di là del politichese, il mantenimento delle nostre tradizioni eviterà di trovarsi un giorno formaggi e derivati che, secondo i produttori, avranno tutti lo stesso identico sapore perché verrà a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori.

Gongola Coldiretti per la sopravvivenza del patto salva-formaggiosimbolicamente siglato davanti a 30mila agricoltori ad Expo. "Una decisione - sottolinea l'associazione - supportata anche dalla petizione popolare alla quale hanno aderito decine di migliaia di italiani dopo la mobilitazione degli agricoltori". "Sarebbe stato un inganno per i consumatori - continua Coldiretti - che avrebbe messo a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale". 

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