Venerdì 26 Aprile 2024

Usa, si dimette capo campagna elettorale di Trump

Rimpasto nello staff del tycoon: fuori Paul Manafort. Il magnate cambia strategia e in un comizio fa mea culpa: "Chiedo scusa se non ho usato le parole giuste"

Donald Trump (Lapresse)

Donald Trump (Lapresse)

Roma, 19 agosto 2016 - Cambio ai vertici della campagna elettorale di Donald Trump. Paul Manafort, manager delle corsa alle presidenziali Usa del tycoon newyorchese si è dimesso. Le dimissioni arrivano dopo che qualche giorno fa il magnate era già partito con un rimpasto del suo staff, e contestualmente il ruolo di Manafort era stato già ridimensionato. 

La notizia di dimissioni, inizialmente anticipata da indiscrezioni della stampa americana, ora è stata confermata dallo stesso candidato repubblicano. In una dichiarazione Trump comunica di aver accettato le dimissioni del suo ormai ex collaboratore, e lo definisce "un vero professionista". Secondo fonti, intanto, Manafort avrebbe spiegato la decisione con la necessità di non costituire una distrazione nella corsa del tycoon per la presidenza degli Stati Uniti. L'uscita di scena di Manafort segue anche rivelazioni di legami

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con la dirigenza politica ucraina filo-russa, compreso l'ex presidente Viktor Yanukovic, nell'ambito di attività di lobbying a Washington.

Ma non è l'unico colpo di scena nella campagna elettorale del newyorchese. Oggi Trump per la prima volta dall'inizio della sua discesa in campo ha messo da parte la consueta spavalderia per fare mea culpa e chiedere perdono agli elettori per aver usato parole parole sbagliate e che possono essere risultate offensive. Durante un comizio in North Carolina, il tycoon ha detto che "si rammarica" se nella concitazione di un dibattito spesso appassionato qualche volta "non ha usato le parole giuste". "A volte si dice la cosa sbagliata. L'ho fatto e che ci crediate o no mi dispiace", continua, precisando di pentirsi soprattutto per i casi in cui "ha causato dolore personale" (i media americani a riguardo sottolineano in particolare la reazione del candidato repubblicano all'intervento del padre di un soldato musulmano caduto in Iraq), ma senza indicare quali siano le affermazioni per le quali si rammarica in particolare. Si tratta infatti con tutta probabilità di scuse generiche per le gaffe, le prese in giro e gli attacchi politicamente scorretti fatti in questi mesi di campagna elettorale.