Mercoledì 1 Maggio 2024

Povertà, colpisce l'11,9% delle famiglie. Allarme anziani

L'Istat: "La ripresa economica e del mercato del lavoro non sta riducendo alcuni sintomi di disagio"

Gli anziani sono tra le categoria a rischio povertà

Gli anziani sono tra le categoria a rischio povertà

Roma, 19 aprile 2017 - Nel 2016, nonostante il miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie, è rimasta ferma all'11,9% la quota di persone che vivono in nuclei che sperimentano sintomi di disagio. In tutto si tratta di 7,2 milioni di persone. A lanciare l'ennesimo allarme povertà è l'Istat: il direttore del dipartimento per la produzione statistica Roberto Monducci ha fornito le cifre in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio del Parlamento. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, Monducci ha evidenziato 'una situazione ancora sfavorevole per la fascia di età 25-34 annì, per la quale la ricerca di occupazione risulta sempre più difficile. E 'serve uno scatto dell'economia per centrare gli obiettivi di crescita del Pil previsti dal Governo per il 2017'.

ALLARME OVER 65 - Secondo i dati provvisori dell'Istat, tra il 2015 e il 2016 l'indice di grave deprivazione peggiora per le persone anziane (65 anni e più), passando dall'8,4% all'11,6%, pur rimanendo al di sotto del dato riferito all'insieme della popolazione, e per chi vive in famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (da 32,1% a 35,8%). In lieve diminuzione, invece, la quota della popolazione con meno di 18 anni, pari al 12,3% (pari a 1 milione e 250 mila minori).

Secondo l'Istat, "nonostante il miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie, nel 2016 non si è osservata una riduzione dell'indicatore di grave deprivazione materiale, corrispondente alla quota di persone in famiglie che sperimentano sintomi di disagio. Quindi "la ripresa economica e del mercato del lavoro non sta riducendo alcuni sintomi di disagio". "I dati - ha aggiunto Monducci - confermano dunque l'urgenza degli interventi previsti dal governo per il contrasto alla povertà". 

GIOVANI E LAVORO -  Il segnale che arriva, continua Monducci mettendo poi l'accento sulle difficoltà degli under 35 di trovare un lavoro, "è quello di una situazione del mercato del lavoro ancora sfavorevole per la fascia di età 25-34 anni". "I dati longitudinali della Rilevazione sulle forze di lavoro consentono di effettuare un'analisi delle transizioni verso l'occupazione degli individui disoccupati a un anno di distanza - spiega - L'esercizio è stato realizzato per i 25-34enni confrontando i tassi di permanenza e transizioni osservati tra il quarto trimestre 2015 e il quarto trimestre 2016 con quelli degli analoghi periodi dei due anni precedenti", sottolinea. "Il 21,2% dei 25-34enni disoccupati nel quarto trimestre del 2015 è occupato un anno dopo, il 43,8% risulta ancora disoccupato e il 35% inattivo. La quota di giovani che ha trovato lavoro nel periodo è più bassa sia rispetto a quella registrata nello stesso periodo dell'anno precedente (27,9%) sia di due anni prima (24,4%)".

Occorre quindi aumentare le risorse e gli strumenti per le politiche attive del lavoro: "Nel quarto trimestre del 2016 i canali che più frequentemente hanno portato a un esito positivo nel trovare lavoro sono stati il ricorso alla rete di parenti e amici (il 41,9% degli occupati che non lo erano un anno prima) o la diretta richiesta a un datore di lavoro (il 18,9%). L'8% si è rivolto ad agenzie interinali o altre agenzie private di intermediazione. Solo il 2,5% degli occupati che non lo erano un anno prima ha trovato lavoro attraverso i Centri pubblici per l'impiego (la quota sale al 7,1% fra i 15 e i 24 anni). 

GAP UOMINI-DONNE - Per quanto riguarda il gender, come tutti i dati dimostrano abbiamo un problema soprattutto occupazionale. Giovani donne "in famiglie con due figli con tasso di occupazione al 40% rispetto al maschio, con tasso di occupazione dell'80%, è un dato colossale che deve stimolare" a trovare soluzioni, sottolinea Monducci. 

POTERE D'ACQUISTO - C'è un incremento del potere d'acquisto degli italiani che è stato però "trainato dalla deflazione" per quanto riguarda i consumi. Le famiglie "stanno aumentando la propensione al risparmio, poco ma la stanno aumentando" ma "permane una componente di incertezza", dice Monducci.

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