Domenica 5 Maggio 2024

Verdini, dal Crac del Credito cooperativo fiorentino all'editoria

La banca avrebbe erogato finanziamenti a società riconducibili a interessi di Fusi, Bartolomei e altri imputati su contratti preliminari basati su operazioni fittizie. Collegato al crac il meccanismo ideato per accedere senza averne diritto ai contributi per l'editoria di alcune testate locali

Denis Verdini (Ansa)

Denis Verdini (Ansa)

Firenze, 2 marzo 2017 - Quasi una settimana di camera di Consiglio. Sei giorni in cui i giudici del collegio del Tribunale di Firenze hanno passato al 'setaccio' le posizioni dei 45 imputati, di cui 43 persone e 2 società, protagonisti di 70 udienze e di oltre 3.600 pagine processuali. Sono alcuni dei numeri del processo per il crac dell'ex Credito cooperativo fiorentino ( Ccf), la banca che Denis Verdini ha guidato dal 1990 al 2010, fallita nel 2012. Il senatore di Ala, come quasi tutti gli altri accusati, dovevano rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, truffa e irregolarità rispetto alle normative bancarie.

Tra gli imputati anche il collega di partito Massimo Parisi e i costruttori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei verso le cui società la banca si era, secondo l'accusa, eccessivamente esposta. Imputati anche membri dei cda della banca e sindaci revisori. Udienza dopo udienza la pm Giuseppina Mione, che ha coordinato l'inchiesta dei Carabinieri del Ros con il procuratore aggiunto Luca Turco, ha disegnato la rete di rapporti esistente tra il Credito cooperativo fiorentino e i due imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, soci della holding Hbf che controllava decine di società, fra cui l'impresa di costruzioni Btp, la catena di alberghi Una, la Immobiliare Ferrucci, 'scrigno' del comparto immobiliare del gruppo.

Secondo l'accusa, la banca aveva erogato decine di finanziamenti a società riconducibili a interessi di Riccardo Fusi (già condannato per l'inchiesta sulla 'cricca' degli appalti, capitolo Scuola Marescialli di Firenze), Roberto Bartolomei e altri imputati su contratti preliminari basati su operazioni fittizie o comunque viziati da irregolarità di vario tipo. Un sistema che nel tempo avrebbe favorito una galassia di società - alcune fallite - contribuendo a svuotare il patrimonio del centenario istituto di credito. Nel processo i pm evidenziarono anche presunte carenze nei controlli della governance della banca, con mancate verifiche di operazioni quanto meno incaute o comunque estranee alla prassi del sistema creditizio. Al crac era stato collegato pure il complesso meccanismo ideato per accedere senza averne diritto - sulla base di una sorta di fatturazione circolare tra le varie società per prestazioni e servizi - ai contributi per l'editoria di alcune testate locali. In questo filone processuale entra infatti la vicenda della bancarotta della Ste (Società Toscana Edizioni), che editava 'Il Giornale della Toscana', pubblicato dal 1998 al 2014 in abbinamento con 'Il Giornale', della società Sette Mari e di altre società 'service' collegate tra loro nella 'galassia' editoriale e mediatica promossa a Firenze dallo stesso Verdini.  

"Richieste di condanna smisurate". Le difese nel corso delle udienze hanno sempre rispedito al mittente le accuse della procura di Firenze. Anche con toni decisi: a cominciare dai legali del principale imputato, Denis Verdini. "E' stato offeso dai pm, che gli hanno dato del truffatore", affermarono nella loro arringa gli avvocati Franco Coppi e Ester Molinaro, chiedendo l'assoluzione del senatore di Ala sia dalle accuse di bancarotta del Ccf, che per quanto riguarda il filone dei contributi ai giornali di cui Verdini viene ritenuto il "dominus". Giornali che erano amministrati da un altro imputato "politico", il deputato di Ala Massimo Parisi, per il quale l'avvocato Francesco Sisto ha cercato di dimostrare l'estraneità alle contestazioni ma soprattutto che le cooperative "fittizie" che editavano i giornali erano invece "vere, davano occupazione e sfornavano un prodotto di qualità fatto con giornalisti regolarmente contrattualizzati". Interventi accorati anche quelli degli avvocati Sandro Traversi e Sara Gennai in difesa dell'ex imprenditore della Btp, Riccardo Fusi, e di Gianluca Gambogi e Alice Pucci per dimostrare l'innocenza dell'ex socio di Fusi, Roberto Bartolomei.