Mercoledì 24 Aprile 2024

Delitto Varani, Prato si uccide in cella. "Bugie su di me, non reggo più"

Trovato con un sacchetto in testa. Un anno fa il festino di sangue

Delitto Varani, Marco Prato si è ucciso in cella

Delitto Varani, Marco Prato si è ucciso in cella

Roma, 21 giugno 2017 - SI È CONCLUSA in una cella del carcere di Velletri la breve vita di Marco Prato, che dal 5 marzo 2016 aveva preso la piega della detenzione in attesa di giudizio per corresponsabilità in uno dei delitti più atroci della cronaca nera romana: l’omicidio, dopo una notte di sevizie culminata in una pugnalata al petto e una martellata in testa, del giovane Luca Varani, attirato in una trappola mortale nell’appartamento dell’amico e complice di Prato, Manuel Foffo. Marco Prato si è tolto la vita a 31 anni. 

IL SUO CORPO è stato trovato dagli agenti di custodia durante il giro di ispezione, con un sacchetto di plastica in testa: per essere certo che l’asfissia non gli desse scampo, avrebbe inalato il gas della bomboletta che aveva in dotazione. La Procura di Velletri ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. L’inchiesta contro ignoti è coordinata dal Procuratore capo Francesco Prete. Si è mosso anche il Guardasigilli, Andrea Orlando: «Ho chiesto al Dap un rapporto dettagliato per vedere se il protocollo di prevenzione dei suicidi è stato rispettato».

«Non ce la faccio a reggere l’assedio mediatico che ruota attorno a questa vicenda. Io sono innocente», ha lasciato nero su bianco in una lettera l’imputato, che oggi si sarebbe dovuto presentare davanti ai giudici della Prima Corte d’Assise di Roma per l’inizio vero e proprio del processo, già slittato a causa dello sciopero degli avvocati. Si dovrà verificare anche se lo stato di detenzione di Prato fosse compatibile con le sue condizioni psicofisiche. Eppure, secondo lo psichiatra dell’Asl che aveva in cura il giovane, non c’erano stati segni premonitori di una volontà suicida. «Visitato con regolarità dallo psichiatra dal 14 febbraio (data del suo trasferimento da Regina Coeli, ndr) – si legge nella relazione – che ha effettuato le visite a cadenza settimanale non solo per il monitoraggio della terapia farmacologica in corso, ma anche per colloqui di sostegno. Durante le valutazioni cliniche, non sono state riferite intenzionalità anticonservative (così nel linguaggio burocratico si spiega che gli operatori non hanno colto propositi suicidi, ndr). Umore riferito come non depresso». L’ultima visita cui Prato è stato sottoposto risale al 16 giugno scorso. Di opposto parere l’ufficio del Garante nazionale dei detenuti: «Il rischio suicidario per Marco Prato nel carcere di Velletri era elevato ed era stato segnalato alle autorità competenti, ma senza risultati. Quindi nessuna sorpresa».

NEL MESSAGGIO scritto per spiegare le ragioni del suo gesto estremo Prato chiede anche di fare in modo che ci sia un medico accanto al padre quando gli verrà data la notizia della sua morte. E ribadisce: «Su di me tante menzogne». Per l’omicidio di Luca Varani è già stato condannato a 30 anni di carcere Manuel Foffo, al termine del giudizio con il rito abbreviato davanti al gup. Prato, a differenza del coimputato, trasformatosi in suo grande accusatore dopo la decisione di costituirsi ai carabinieri, aveva scelto di essere giudicato con il rito ordinario. Prato dopo l’arresto nel 2016 era stato rinchiuso a Regina Coeli, nel reparto destinato a chi commette reati a sfondo sessuale. Quattro mesi fa, il trasferimento a Velletri. «Qui non faccio niente, non ci sono attività, il che è drammatico perché, a parte l’inadeguatezza di bagni e alimentazione, c’è una realtà carceraria ridotta a mera espiazione senza rieducazione», si era lamentato allora in un’intervista.  Nella stanza d’albergo dove si era rifugiato poco prima dell’arresto, ingerendo alcol e sonniferi, furono trovati dei biglietti d’addio indirizzati ai suoi genitori. Ma pare che il primo tentativo di farla finita risalga al 2011, quando tornò da Parigi dopo la fine di una relazione. E un episodio simile si sarebbe verificato qualche mese più tardi.