Giovedì 2 Maggio 2024

Brexit, cosa succede se vince il sì

L'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea avrebbe riflessi su vari piani: politico, economico e psicologico

Bandiere per dire no all'Europa sul Tamigi (Ansa)

Bandiere per dire no all'Europa sul Tamigi (Ansa)

Roma, 16 giugno 2016 - Il no all'Europa del Regno Unito, e quindi sì alla Brexit, ha dei riflessi su molti piani, da quello psicologico a quello ovviamente economico. Le Borse saranno in altalena fino al 23 giugno e anche dopo. Così come saranno sotto pressione le valute, a partire dalla sterlina. Gli analisti di mercato stanno alla finestra e si predispongono a mantenere liquidità in attesa dell'esito. Molti guardano alle valute rifugio per investire, quali il franco svizzero, lo yen o anche il dollaro.

La prima conseguenza della vittoria del no, ma tutta da verificare, sarebbe politica. Cameron potrebbe dimettersi, anche se è uscito vincente dalle urne poco più di un anno fa. L'altra conseguenza, sempre politica oltre che economica, riguarderebbe l'Europa. L'uscita del Regno Unito potrebbe rafforzare altre spinte anti Unione già presenti: l'euro, nel breve periodo, uscirebbe indebolito. Le ricadute economiche sono tutte ipotetiche. Secondo David Cameron l'uscita dall'Ue potrebbe trascinare la Gran Bretagna nel tunnel di una "nuova austerity", con conseguenze su welfare, pensioni e sanità.

Brexit creerebbe un buco tra i 20 e i 40 miliardi di sterline nelle finanze, secondo il premier britannico. Molte grandi imprese sono contro la Brexit, in quanto l’uscita renderebbe più complicato spostare mezzi e persone, oltre a doversi confrontare con regole che potrebbero cambiare. Nel brevissimo periodo il Regno Unito, secondo molti analisti, affronterebbe una contrazione economica, grave per alcuni, meno grave per altri: chi stima una contrazione del pil compresa tra il 3,2% e il 3,7%, chi invece prevede un range compreso tra un ­0,8% e un 0,6%. Le previsioni più catastrofiche danno un calo del pil per il Regno Unito compreso tra 2,2% e il 9,5%.

L’interscambio commerciale con il resto dei paesi dell’Ue non dovrebbe subire effetti troppo negativi. Il budget dell’Unione non dovrebbe risentirne troppo, anche se per compensare la perdita della quota britannica gli Stati membri dovranno tutti, in proporzione, aumentare la loro. I posti di lavoro non dovrebbero subire cali importanti, ma molto dipenderà da come le aziende reagiranno nel breve periodo. Sono 86mila gli italiani che lavorano in Gran Bretagna. Il flusso in entrata ed uscita dipenderà da come subiranno modifiche le norme sulla circolazione delle persone.

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