Sabato 4 Maggio 2024

Arabia, quasi nulla cambierà

LA RAPIDITÀ con la quale re Salman, 25esimo figlio del capostipite Abdul Aziz Al Saud, ha ridisegnato la mappa della successione (anche lui non è un giovanotto con i suoi 79 anni) ha due significati. Il primo di continuità. Nessuno si aspetti cambiamenti nella politica petrolifera. Improbabile perciò un recupero del prezzo del barile. Il secondo: resistere alla minaccia islamista che assedia il regno desertico da nord, da est e da sud. Da nord con lo Stato islamico dei tagliagole. Da est per mano dell’Iran. Da sud perché anche lo Yemen sta diventando un santuario di Al Qaeda. Dallo Yemen provenivano due dei terroristi di Parigi. Partiamo dal petrolio. Quello saudita ha un punto di pareggio bassissimo. Due volte meno di quelli russo e nigeriano, tre volte meno di quelli iraniano e venezuelano, tanto per dare qualche esempio. Ora sta per battere anche lo shale oil americano, il cui boom ha fatto partire la corsa al deprezzamento. Di qui il rifiuto saudita di tagliare la produzione. Due gli scopi. Da un lato mettere fuori dal mercato una parte delle compagnie americane, dopo avere fatto la stessa cosa con il resto del mondo. E a quel punto la minore offerta dovrebbe fare ripartire la domanda e dunque i prezzi.

DALL’ALTRO lato Salman, come il suo predecessore Abdullah, si propone di ridurre l’Iran alla fame e costringerlo a rivedere le priorità geopolitiche. Negli ultimi anni è cresciuta l’influenza degli ayatollah sulla penisola arabica e in Medio Oriente, senza peraltro che l’alleato americano abbia fatto alcunché per contenerla. Anzi. Obama si oppone a nuove sanzioni nell’illusione di un accordo negoziale. Ma sinora l’unico risultato è stato avere allungato i tempi per la presunta costruzione di armi nucleari e di missili. Ecco perché il Congresso repubblicano ha invitato l’israeliano Netanyahu a Washington. Obama non è stato nemmeno avvertito. Uno schiaffone, in quanto è lui da presidente e non il Parlamento il depositario della politica estera. Secondo l’intelligence americana, anche il golpe yemenita è fomentato dagli sciiti iraniani. I quali appoggiano già il presidente siriano Assad e armano e finanziano Hezbollah che attacca Israele dal Libano e Hamas che l’attacca da Gaza. [email protected]