Giovedì 25 Aprile 2024

Amazzoni curde al fronte«L'Isis ha i giorni contati»

Lorenzo Bianchi «ALLE MIE ragazze schierate in prima linea ho detto di tenere sempre un proiettile in tasca. Serve per non cadere vive nelle mani del nemico». Parla Nahida Ahmed, 47 anni, la donna che comanda il Secondo Reggimento delle peshmerga curdo-irachene pronto per partire alla volta di Kobane, la città siriana assediata dagli uomini neri dell'Isis da due mesi. Per i qaedisti le combattenti sono una sorta di spauracchio. In diverse occasioni i rudi guerrieri di al-Baghdadi hanno alzato i tacchi quando si sono trovati ad affrontare le donne in divisa. Pare che il motivo dell'insolita prudenza siano i sermoni di alcuni imam vicini ai combattenti islamici. I religiosi avrebbero sostenuto di non essere sicuri che i miliziani uccisi da un'appartenente al gentil sesso finiscano in Paradiso allietati dalla compagnia di 72 vergini. La circostanza è stata segnalata ai comandi peshmerga di Sulaimaniya e di Erbil, le città più importanti dei Kurdistan iracheno. I miliziani dell'Isis hanno immediatamente replicato. Sui loro media è riapparsa la minaccia che le peshmerga prese prigioniere saranno costrette a «sposarli», in pratica diventeranno loro schiave sessuali. Nahida non pare particolarmente turbata. Al Daily Mail ha raccontato che al suo fianco c'è una figlia di appena dieci anni: «Vuole diventare una peshmerga. Dice che spera di vendicarsi di tutto quello che l'Isis ha fatto ai bambini». Il Secondo Reggimento è stato addestrato per tre mesi. «Abbiamo usato racconta la comandante tutti i tipi di armi, pesanti e leggere. I nostri istruttori sono arrivati a pensare che per alcuni aspetti le combattenti siano meglio dei maschi. Nelle nostre file abbiamo sunnite e sciite. Vengono da tutto il Kurdistan iracheno, da Qandil a Qanaqin». ORA NAHIDA Ahmed aspetta solo un ordine del presidente del Kurdistan iracheno Massoud Barzani. E ricorda che il reparto è stato la «prima forza militare entrata a Kirkuk». Nella città vicina a ricchi campi di petrolio ha subito la prima perdita, la capitano Rangin. A Kobane andrà a rinforzare i reparti dei curdi siriani, in particolare le Unità di protezione delle donne, in sigla Ypj, che inquadrano, secondo il sito curdo-iracheno Rudaw, 10 mila guerriere. La foto di una militare del posto è diventata virale su internet. Si chiamerebbe Rehana. È stata ribattezzata subito «l'angelo di Kobane». Avrebbe ucciso 100 nemici. Un tweet di @Kurdistan Army l'ha associata alla notizia che 3 guerriere delle Ypj sono state decapitate. L'unico giornalista che ha parlato con Rehana, lo svedese Carl Drott, è scettico: «Non era assegnata alla prima linea. Collaborava con la polizia. Studiava legge ad Aleppo quando l'Isis ha ucciso suo padre. Per questa ragione ha deciso di unirsi agli uomini che difendono la città».