Lunedì 6 Maggio 2024

Ue, Schengen a rischio. Alfano: l’Italia non chiude i confini

Il ministro si scaglia contro Bruxelles: invece di punirci, ci ringrazi

DECISO Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano

DECISO Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano

Roma, 6 gennaio 2016 - «IL TRATTATO di Schengen è una conquista di libertà per l’Europa dalla quale non si torna indietro. L’Italia non lo sospenderà» anche se «i ricollocamenti non funzionano a causa degli egoismi nazionali». E comunque il nostro Paese meriterebbe una medaglia, non certo una procedura di infrazione «per aver messo l’Europa dalla parte giusta della storia». Il ministro dell’Interno Angelino Alfano è netto nel chiarire. Soprattutto riguardo a quei controlli rafforzati al confine con la Slovenia che potrebbero far pensare a una marcia indietro sull’accordo per la libera circolazione.

Ministro, noi non faremo come Svezia e Danimarca?

«Assolutamente no. Quello che stiamo facendo, ai confini con la Slovenia, è aumentare i controlli in funzione anti-terrorismo».

Lei dice che non si torna indietro da Schengen e dal percorso unitario che l’Europa si è data. Ma come si deve procedere?

«Si va avanti realizzando quella che è l’unica strategia concreta, basata su tre elementi fondamentali: gli hotspot per separare i profughi dagli irregolari; il ricollocamento dei profughi stessi secondo le intese sottoscritte; il rimpatrio degli irregolari. Se l’Europa realizzerà questa strategia sarà all’altezza di una delle sfide più difficili che il nostro continente è stato chiamato ad affrontare da quando si è dato l’obiettivo dell’unione».

Però i segnali non sono incoraggianti...

«Se la strategia di cui parlavo non sarà realizzata, l’Europa andrà a schiantarsi contro un gigantesco iceberg. Con l’aggravante di averlo anche visto in tempo e di non averlo evitato. L’Italia, del resto, l’aveva detto da tempo».

Che cosa?

«Che la questione non si poteva esaurire lungo la rotta mediterranea. L’avevamo detto due anni fa, dopo la strage di Lampedusa. Non siamo stati ascoltati».

Lei parla di tre cardini per la strategia vincente. Identificazione, ricollocamenti, rimpatri. Che cosa non ha funzionato?

«Che il patto sui ricollocamenti non funzioni è un problema dovuto agli egoismi nazionali. Ma il ricollocamento è qualcosa che rende l’Europa solidale e, al tempo stesso, consente di spiegare, all’esterno, la strategia complessiva. Ricollocamenti insieme ai rimpatri che l’Europa deve dimostrare di essere in grado di fare. Accoglienza per i rifugiati, non accoglienza per gli irregolari. È un discorso molto chiaro che deve essere compreso anche dagli altri popoli. Ma se questi cardini non funzionano e la strategia non va avanti, ogni Stato pensa di potersi organizzare come crede. E arriviamo ai casi di Svezia e Danimarca. Ma non c’è uno Stato al mondo, da solo, in grado di reggere la sfida globale rappresentata da un flusso di migranti senza eguali dalla fine della Seconda guerra mondiale».

Si può vincere solo uniti...

«E rispettando gli accordi, come quello sui ricollocamenti, sottoscritti dai Capi di Stato e di governo. Si deve procedere con questa strategia, con i suoi tre pilastri. Non c’è altra via per affrontare l’emergenza e salvare Schengen, al momento in grandissima difficoltà».

La strategia è chiara e vale anche sul fronte sicurezza?

«Certo, con controlli incrementati alle frontiere esterne dell’Europa e nuovo impulso agli accordi sottoscritti. Se non ci si riuscirà, l’Europa darà una colossale prova di impotenza».

L’Italia rischia?

«Noi abbiamo avuto buoni risultati con l’enorme lavoro fatto dalle nostre forze dell’ordine. Nel 2015 ci sono stati 76.000 controlli su sospettati; 11.000 perquisizioni di veicoli; 65 espulsioni collegate a questioni di sicurezza dello Stato. Il nostro lavoro è stato sicuramente molto importante in termini di prevenzione».

Ma siamo sotto procedura di infrazione per la mancata identificazione dei migranti...

«L’Italia dovrebbe essere ringraziata. Nel 2015 abbiamo raccolto impronte digitali con una percentuale che si avvicina al 100%. Mi sembra surreale e sarà facile da smontare».