Venerdì 19 Aprile 2024

Scusami amico mio, ti devo proprio battere

Il duello tra Bagnaia e Bastianini, ’compagni’ in Ducati eppure avversari fierissimi, può diventare un grande dualismo nel prossimo mondiale

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di Doriano Rabotti

Anche volendo tralasciare Caino e Abele, che non avevano ancora la maglietta uguale, le rivalità interne e le amicizie sportive impossibili sono sempre esistite, nello sport. Forse sono lo sport nel suo senso fondante e più vero, quello della competizione.

Di sicuro si sbagliava chi pensava che Enea Bastianini, una volta saputo che l’anno prossimo sarà al fianco di Pecco Bagnaia sulla Ducati ufficiale, avrebbe evitato di battersi contro il futuro compagno. L’epilogo di domenica in Spagna chiarisce anche che il finale di Misano, quando Bastianini non riuscì a superare Bagnaia per un metro, era ’vero’ e non condizionato da opportunismo.

Del resto chi pensa che un pilota, che ha una psicologia molto diversa da noi comuni mortali, possa rinunciare alla velocità e all’opportunità di una vittoria, probabilmente non sa come sono fatti i piloti. Quindi preparatevi: Bastianini duellerà ancora con Bagnaia, e ben venga perché se c’è una cosa che può aiutare Pecco nella rincorsa al mondiale è salire sul podio con inquilini diversi da Quartararo.

Farà bene a tutti, allo sport in generale, che sui dualismi ha costruito pagine epiche, ancora di più quando i rivali sono stati compagni di squadra.

In principio, si potrebbe dire, furono Bartali e Coppi: amicissimi fuori dalla pista, erano insieme nella Legnano quando il duello più importante nella storia dello sport italiano iniziò a sbocciare, con il giovane Coppi ad approfittare di una caduta di Ginettaccio per prendersi una tappa del Giro d’Italia, usurpando almeno per un po’ il ruolo di leader della squadra. Da quel momento iniziò una vera epopea, e aggiungiamo noi: magari Pecco ed Enea riuscissero a vincere anche solo la metà di quello che raccolsero Fausto e Gino, tirandosi e spingendosi, senza mai diventare davvero nemici fuori dalle corse, come testimonia il duetto canoro al Musichiere del 1959 (giovani, cercatelo su Youtube, finché c’è ancora).

Alle liti vere e proprie hanno pensato altri grandissimi dello sport, a volte correndo anche rischi mortali. Negli sport dei motori, da sempre il primo avversario è il compagno, l’unico che ha lo stesso mezzo e quindi cancella l’alibi della superiorità meccanica: restando nelle moto il maestro di Bagnaia, un certo Valentino Rossi, fece a sportellate con Jorge Lorenzo quando entrambi erano in sella alla Yamaha.

Su quattro ruote in qualche caso si è sfiorata la tragedia: nel 1989 Prost vinse il titolo dopo un contatto con l’altra McLaren di Senna che era rientrato in pista vincendo, ma fu squalificato. E l’anno dopo sempre a Suzuka Senna speronò Prost, passato nel frattempo alla Ferrari, dopo 7 secondi dal via, strappandogli il titolo. Prost che aveva perso per mezzo punto il mondiale 1984 contro il compagno della McLaren Niki Lauda, beffa del destino perché quel mezzo punto glielo regalarono a Montecarlo sospendendo in anticipo la gara sotto la pioggia per non farlo superare da Senna. Prost vinse, ma il punteggio fu dimezzato: se fosse arrivato secondo ne avrebbe presi 6 invece che 4,5...Alla McLaren peraltro ci hanno fatto l’abitudine, quando Hamilton e Alonso correvano insieme si arrivò addirittura alla spy story. Ma ai danni della Ferrari, che comunque quell’anno vinse il mondiale, e il rapporto tra Alonso e Lewis si rovinò per sempre.

Su altre piste, quelle innevate, in questi anni si sono stimolate a migliorarsi Dorothea Wierer e Lisa Vittozzi nel biathlon e soprattutto Sofia Goggia e Federica Brignone, che pure non si invitano mai fuori a cena.

L’ha fatto, per una pizzata riconciliatoria, Elisa Di Francisca chiedendo a Valentina Vezzali ed Arianna Errigo di mettere una pietra sopra un passato fatto di fiere rivalità nelle prove individuali con la stessa maglia azzurra, ma va detto che tutte erano bravissime a unire gli sforzi quando dovevano far vincere la squadra. Come Marcell Jacobs e Filippo Tortu hanno fatto con la staffetta a Tokyo.

Perché alla fine ai campioni interessa solo una cosa: vincere. Se per farlo devono battere gli amici, mica si fanno problemi.

E hanno ragione.

Chi pensa il contrario, ha un’idea ipocrita dello sport.