di Marco Galvani
"I nostri giovani piloti? Li ho visti più che bene. Ma devo essere sincero: mi aspettavo molta più Spagna, soprattutto in Moto 2 e 3, e invece anche con la MotoGp è venuta fuori un’Italia pazzesca". Loris Reggiani per 15 anni ha vissuto nel Motomondiale. Quando la MotoGp non era la MotoGp: 125, due e mezzo e le vecchie 500. Ci ha lasciato il cuore in quel mondo. La passione resta. E "sono felice a vedere come stanno venendo su i nostri ragazzi". Molti sono della “pattuglia“ di Vale. "L’Academy ha fatto e sta facendo un gran lavoro. Vale ha fatto e sta facendo scuola, ma anche Enea Bastianini e Tony Arbolino non vanno dimenticati e loro non sono venuti su all’Academy". Reggiani si gode ormai da tifoso le gare. Guarda i giovani talenti con l’occhio di chi in pista non si risparmiava mica. E sa bene che "il ciclo degli spagnoli non è affatto finito". Ma "per adesso godiamoci i nostri ragazzi". Con una dritta, però: "Smettiamo di avere l’ossessione di voler trovare ad ogni costo in loro qualcosa di Valentino Rossi. Nessuno è come lui, nessuno lo può sostituire, nemmeno Pecco Bagnaia. E adesso che Marco Bezzecchi ha vinto la sua prima gara in MotoGp con la moto del team di Vale, toccherà a lui diventare un altro erede di Rossi?".
Quei ragazzi lì, Pecco, il Bez, Luca Marini, Franco Morbidelli, Andrea Migno, sono tutti bravi piloti, sono tutti “figli“ di Vale, e i "difetti che vedo in loro sono difetti di gioventù. L’alternanza di risultati, certi errori un po’ stupidi sono per mancanza di esperienza". Poi, ovvio, "ci provano tutti a copiare Valentino, figuriamoci chi è cresciuto con lui tra Academy e Ranch, non ci vedo niente di male, però – ripete Reggiani –, non c’è nessuno come lui. Nel talento, nell’istinto, nella lucidità e nella capacità di comunicare. Dai, non scherziamo, sarebbe come voler trovare un altro Marco Pantani o un altro Alberto Tomba".
Nella guida, poi, "lui era un passo oltre. E pure come forza mentale. Forse l’unico che un po’ gli si è avvicinato è stato Marc Marquez, ma poi ha rovinato tutto con quel famoso contatto in pista".
Morale della storia, "bisogna cercare di lasciare i nostri ragazzi liberi di esprimere il talento come credono. Valentino ha avuto anche il talento di saperli indirizzare senza condizionarli, senza volerli plasmare a sua immagine e somiglianza. E se Pecco vincerà di nuovo il Mondiale, lo farà alla sua maniera. Col suo stile. I suoi colpi di genio e i suoi errori. Come l’anno scorso". Pecco o chi per lui: "L’importante è che il Mondiale lo vinca un italiano. Se poi facciamo anche secondo e terzo, ancora meglio".