Martedì 23 Aprile 2024

Derby d’Italia, arsenico e vecchi scudetti

Andata di semifinale della Coppa alle 21, Juve e Inter costrette a puntare sul secondo trofeo nazionale. E Inzaghi è sempre più in bilico

Derby d’Italia, arsenico e vecchi scudetti

Derby d’Italia, arsenico e vecchi scudetti

di Mattia Todisco

Derby d’Italia, atto terzo. Il penultimo di una stagione in cui gli incroci sull’asse Milano-Torino sono stati diversi. Va in scena, all’Allianz Stadium, l’andata delle semifinali di Coppa Italia. Juventus-Inter, una classica, attraverso la quale i nerazzurri proveranno a raddrizzare una stagione sempre più storta in campionato. Gli umori sono opposti e pendono dalla parte della Signora, sebbene sia l’Inter in una situazione migliore. Di classifica in A, per via della forte penalizzazione inflitta ai bianconeri. Di posizione in Europa, visto che gli uomini di Inzaghi sono ai quarti di Champions e quelli di Allegri in Europa League. A fare la differenza è il trend, nonché l’ultimo recente incrocio.

Lo ha vinto la Juve, una delle tre sconfitte consecutive da cui provengono gli ospiti in campionato. Avevano già perso all’andata, ma dominando per un’ora, mostrando gli stessi problemi che stanno condannando la squadra in queste settimane: non segna nessuno, nemmeno in circostanze da "Mai dire gol". Al ritorno a San Siro, prima della sosta per le nazionali, è andata anche peggio: altro k.o. tra polemiche arbitrali (storicamente un sempreverde di questa sfida) e una fase offensiva con pochissimi squilli. Dal lato opposto, la Signora è solida in difesa ed efficace il giusto in avanti. Si è nuovamente aggrappata alla filosofia del "corto muso" che Allegri verbalmente rifugge e che in realtà testimonia se non spettacolare fluidità, sicuramente un granitico impianto. Giocano e segnano in tanti, complici gli infortuni e la scelta del tecnico di puntare sui giovani cresciuti in casa (Fagioli su tutti) uniti ai più esperti pilastri come Danilo, Kostic, Di Maria. Più Vlahovic, i cui numeri sono ancora lontani dalle speranze sue e della Juve.

Il derby d’Italia, a cui si aggregherà in panchina l’acciaccato Chiesa, può stimolarlo a rialzarsi e il discorso vale anche per Lukaku. L’altro centravanti dalle polveri bagnate, simbolo di una squadra che vede nelle coppe l’ancora di salvezza dell’annata storta. Il belga non è mai stato efficace contro la Juve nemmeno quando era "Big Rom": un gol su rigore in due anni, per di più in una partita persa (3-2 a Torino). Dzeko e Martinez hanno trascorsi diametralmente opposti contro i bianconeri, a Inzaghi il compito di scegliere tra la cabala (unita alla necessità di ruotare gli uomini in un aprile pieno d’impegni) e la possibilità di dare una nuova chance a un giocatore che se sbloccato mentalmente può spostare gli equilibri. Finora, però, Lukaku non ha spostato nemmeno un pallone in rete a pochi metri dalla linea, come quello recapitatogli da Bastoni sabato pomeriggio.

Anche dagli esiti del doppio confronto, oggi e il 26 aprile, dipende il destino di Inzaghi. Appeso a un quarto posto e al percorso nelle due coppe. Ad oggi è difficile dire, stanti le dieci sconfitte in A di quest’anno, quale traguardo possa salvare l’allenatore dell’Inter dall’addio con una stagione di anticipo sulla scadenza contrattuale.