Ora i piccoli imprenditori rilanciano il biomedicale

Confartigianato: quello della provincia di modena è un modello virtuoso molte aziende sono ormai protagoniste anche nel comparto della robotica

Macchina a controllo digitale per protesi

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Il genio e la creatività degli artigiani e dei piccoli imprenditori italiani si esprime in settori all’avanguardia, come il biomedicale. Al pari di Leonardo, gli artigiani e i piccoli imprenditori italiani si distinguono nell’esplorazione del nuovo e nella capacità inventiva in settori produttivi all’avanguardia, come quello legato alla medicina, dove la sperimentazione e l’innovazione tecnologica sono la carta vincente della competitività del made in Italy. È il caso del comparto biomedicale che conta in Italia 20.534 imprese e nel quale il 57% degli occupati lavora proprio in micro e piccole imprese. Parliamo di un settore fortemente specializzato ad alto tasso di ricerca e brevettazione. E proprio grazie a queste caratteristiche le aziende italiane del biomedicale stanno macinando ottime performance sui mercati esteri. Secondo Confartigianato nel 2018 il nostro export di questi prodotti si è attestato a 3,6 miliardi di euro e, rispetto al 2008, è aumentato addirittura del 54%, percentuale doppia rispetto alla contemporanea crescita (+26,6%) delle esportazioni dei prodotti manifatturieri made in Italy. Un record conquistato anche grazie al lavoro altamente qualificato dei piccoli imprenditori. Come quelli che operano nel distretto biomedicale della provincia di Modena, uno dei più importanti addirittura a livello mondiale, un modello, tipicamente italiano, di imprenditorialità capillare e diffusa. Nella realtà modenese sono attive 269 imprese, delle quali 185 sono artigiane con 543 addetti e il 95% sono piccole aziende con meno di 50 addetti. Dai loro laboratori escono prodotti utilizzati nel settori sanitari dell’emodialisi, della cardiochirurgia, dell’anestesia e rianimazione, della ginecologia, delle trasfusioni. Insomma, il distretto biomedicale modenese è un fiore all’occhiello della manifattura italiana che fa leva proprio sulle capacità di innovazione dei piccoli imprenditori e che nel 2018 ha esportato prodotti per un valore di 273 milioni di euro. Tra i nostri migliori clienti vi è soprattutto la Germania (che assorbe il 18 per cento del nostro export), seguita dal Belgio (11 %) e Stati Uniti (9%). Biomedicale ma non solo. Le piccole imprese italiane hanno varcato le frontiere dell’innovazione anche per quanto riguarda la robotica. Sono, infatti, circa 9.500 i piccoli imprenditori che utilizzano i robot nelle fasi di produzione. L’energia, in particolare l’ambito che riguarda la produzione e la gestione di fonti rinnovabili, è un altro settore dove cresce la presenza delle piccole imprese: da 3.600 aziende del 2009 siamo passati a 12.700 imprese a fine 2018. Innovazione sì, ma con l’anima, la passione, la creatività dell’uomo. Perché non c’è intelligenza artificiale o algoritmo che possa copiare il sapere artigiano oppure imitare o sostituire le cose belle e ben fatte che nascono nelle nostre imprese. Insomma, ancora una volta, il futuro è già scritto nel passato dell’artigianato italiano: si chiama ‘inventare e saper fare a regola d’artè.