Benessere

Ridurre le rughe oggi è più facile

di
Olga Mugnaini
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Chirurgia o medicina estetica? Fat grafting o fili di sospensione? Sollevare lo sguardo con un intervento di blefaroplastica o concedersi un lifting del terzo medio inferiore? Quale che sia il difetto da attenuare, ormai in un modo o nell’altro le nuove frontiere per combattere l’invecchiamento del viso offrono soluzioni sempre più rapide e sempre meno invasive. Il professor Francesco D’Andrea, docente alla Federico II di Napoli e direttore del reparto di chirurgia plastica dell’azienda ospedaliera universitaria, spiega quale sia il ventaglio di opzioni a disposizione di chi intenda affrontare la pratica anti-age.

 

Professor D’Andrea, partiamo dal fat grafting. Che cos’è?

«È un intervento che prevede il prelievo di grasso da zone del corpo in cui è in eccesso, per reinserirlo, attraverso siringhe, nei punti che risultano da rimodellare. È una tecnica, detta anche lipofilling, che ha una doppia azione: la prima è quella volumizzante per le zone che si sono svuotate col tempo e l’età. Ad esempio gli zigomi, le guance, il collo. E poi ha un effetto rigenerante, legata alla presenza di cellule staminali, che migliorano la qualità dei tessuti, rendendoli più tonici».

 

Da dove viene prelevato solitamente il grasso?

«Addome, fianchi, cosce, ginocchia. Ma i quantitativi prelevati sono minimi, non è una liposuzione. L’intervento è veloce, dura circa un’ora, i postumi sono solo qualche livido e in tre quattro giorni si torna normali, anche se è un intervento che si fa comunque in sala operatoria».

 

I vantaggi?

«Specialmente se abbinato a un minilifting consente di avere ottimi risultati sul volto senza la necessità di grosse resezioni, che sono poi la causa dei lunghi tempi di recupero. Col minilifting si fanno piccole trazioni nella parte mediana del volto e l’effetto refreshing è molto efficace».

 

Qual è l’età giusta per il fat grafting?

«Non c’è un termine preciso, ma l’ideale sarebbe iniziare al comparire dei primi segni d’invecchiamento, intorno ai 40-45 anni, e immaginarla come una terapia manutentiva, per fare in modo che un po’ di volume e di rigenerazione dei tessuti aiutino a conservare un buon aspetto. La cosa migliore sarebbe non arrivare a cambiare i connotati all’improvviso, evitare insomma una trasformazione molto evidente».

 

Cosa è cambiato con le tecniche degli ultimi anni rispetto ai primi lifting?

«Molte cose. Prima di tutto adesso disponiamo di tecniche molto meno invasive, che consentono di rispondere a una doppia esigenza delle pazienti, o dei pazienti uomini: quella di migliorarsi e stare bene con se stessi e gli altri, grazie a un aspetto più giovane. E quella di non sparire troppo tempo, evitando quindi di interrompere le relazioni e la vita sociale, come succedeva con gli interventi tradizionali».

 

Ad esempio?

«Per far sparire i segni di un lifting ci voleva anche un mese. Ora bastano pochi giorni. La medicina estetica, ma anche la chirurgia, propongono recuperi sempre più rapidi, grazie ai filler, i botulini, i fili di sospensione e tanti altri interventi che contribuiscono temporaneamente e parzialmente a migliorare l’aspetto».

 

Temporaneamente quanto?

«Non è uguale per tutti, ma mediamente un lifting non chirurgico dura più o meno un anno. É un intervento mini invasivo, si fa in ambulatorio con anestesia locale, senza tagli e senza punti».

 

Altre opzioni per combattere l’età?

«Tra le tecnologie più diffuse ci sono le classiche le radiofrequenze, o gli ultrasuoni focalizzati che sono una sorta di lifting non chirurgico. E poi le microonde, che hanno un’azione retraente, per stendere i tessuti, e attenuare a le rughe».

 

 

LA TENDENZA

I giovanissimi vogliono diventare come le star del web

 

 

Si chiama “Rich girl face” ed è il nuovo fenomeno che spopola tra i giovanissimi. Sono sempre di più gli adolescenti che frequentano gli studi di medicina estetica, per chiedere al medico di trasformare la propria immagine, e assomigliare alle ’ragazze ricche e famose’ dei social network, con labbra gonfie e zigomi pronunciati.

 

E i trattamenti, un tempo tenuti nascosti, sono ostentati pubblicamente. A descrivere questa nuova tendenza sono stati gli esperti della Società Italiana di Medicina Estetica (Sime), in occasione del 42esimo congresso a Roma. «Non si può e non si deve andare dal medico estetico con la lista della spesa, esattamente come non si va da un cardiologo con la richiesta di un farmaco – ammonisce Emanuele Bartoletti, presidente Sime – ogni medico deve erogare terapie ai pazienti sono se ne hanno bisogno, se c’è una indicazione clinica. Altrimenti è come andare al mercato.

 

E chi accontenta i pazienti in maniera acritica non è un medico estetico, è un venditore di prestazioni. La medicina estetica è medicina perché non può prescindere da una diagnosi, e la terapia ne consegue: il medico tratterà solo i difetti o le anomalie presenti e il suo e vostro obiettivo deve essere gemello del risultato più naturale possibile senza cambiare o stravolgere nessuno».

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