Diagnosticare l’Alzheimer in maniera precoce grazie all’aiuto dell’intelligenza artificiale. Soluzioni di questo tipo sono da tempo al vaglio della scienza, ma un nuovo algoritmo descritto sulla rivista Diagnostics promette ora di farlo con una precisione vicina al 100%, suggerendo la possibilità di trattamenti più tempestivi per tenere sotto controllo la malattia.
Per sviluppare il proprio software di analisi predittiva, il team di ricercatori della Kaunas University of Technology (Lituania) ha modificato l’architettura di una rete neurale già esistente, nota come ResNet18. Il sistema è stato ricalibrato per riconoscere in modo rapido la malattia di Alzheimer dalle informazioni contenute nella scansione cerebrale di un paziente. Durante l’addestramento l’IA ha potuto “studiare” oltre 78 mila immagini acquisite mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI, da Functional Magnetic Resonance Imaging), imparando a suddividerle in sei diverse categorie, che andavano dal paziente sano all’Alzheimer conclamato.
Completato l’addestramento, l’algoritmo è stato messo alla prova con i dati da fMRI di 138 persone, raggiungendo un tasso di precisione superiore al 99% in fase di diagnosi. Tra le varie cose, il software è stato in grado di individuare anche i segnali del cosiddetto deterioramento cognitivo lieve (MCI), una condizione che dal punto di vista clinico definisce un generico stato di transizione tra il normale invecchiamento e la demenza lieve. L’MCI è un fenomeno le cui manifestazioni più precoci sono visibili solo con il supporto di specifici esami strumentali, e per quanto non sia necessariamente sinonimo di Alzheimer, può essere un importante indicatore dell’insorgere della malattia in futuro.
“Naturalmente, non pensiamo che un medico debba fare affidamento al 100% su un algoritmo”, ha sottolineato il professore di informatica Rytis Maskeliunas, il cui nome è tra i firmatari della ricerca. L’individuazione di casi potenziali è tuttavia un passaggio chiave per consentire agli specialisti di effettuare approfondimenti mirati, che portino a responsi più veloci e di riflesso a trattamenti precoci – per quanto oggi non esista ancora una cura definitiva per l’Alzheimer. “Anche se questo non è primo tentativo di diagnosticare l’insorgenza precoce dell’Alzheimer da dati simili, la nostra principale svolta è l’accuratezza del software”, ha concluso Maskeliunas.
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