Benessere

La mancanza di sonno influisce anche su come camminiamo

di
Redazione
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Alla già ampia gamma di effetti collaterali della mancanza di sonno, adesso possiamo aggiungerne un altro. Non influisce negativamente solo sulle facoltà cognitive, come ben noto, dalla memoria alla concentrazione eccetera, ma anche su funzioni che pensiamo del tutto automatiche e pochissimo impegnative per il cervello: camminare, ad esempio. Secondo uno studio del Massachusetts Institute of Technology (il MIT) e dell’Università di San Paolo in Brasile, chi non dorme abbastanza ha anche un minore controllo sulla sua andatura. Trascina i piedi ed è più goffo, insomma.

 

Sul tapis roulant dopo una notte in bianco

 

I ricercatori lo hanno verificato attraverso un esperimento che ha coinvolto diversi studenti universitari, che per due settimane hanno indossato un dispositivo per misurare la loro attività quotidiana e il tempo dedicato al sonno. In media dormivano sei ore a notte, e alcuni recuperavano qualche ora di sonno extra dormendo più a lungo nel weekend. La sera prima del quattordicesimo giorno, un gruppo di studenti è rimasto sveglio tutta la notte, mentre gli altri hanno potuto dormire normalmente. Il giorno dopo si sono ritrovati tutti in laboratorio per sottoporsi a un test sul tapis roulant: dovevano camminare seguendo il ritmo di un metronomo, che però, a loro insaputa, i ricercatori aumentavano o diminuivano leggermente.

 

Chi dorme poco non riesce a tenere il ritmo

 

“Gli studenti dovevano sincronizzare l’appoggio dei talloni al battito del metronomo, e abbiamo osservato che gli errori erano più frequenti nelle persone costrette alla privazione del sonno”, dice uno degli autori, Arturo Forner-Cordero; “Erano fuori ritmo, saltavano delle battute e in generale la loro prestazione era peggiore”. Gli scienziati hanno poi notato un’altra cosa curiosa che non si aspettavano: nel gruppo degli studenti che non avevano passato la notte in bianco, quelli che nel weekend precedente avevano dormito qualche ora extra riuscivano meglio nell’esercizio rispetto agli altri, nonostante fossero ormai passati diversi giorni da quel sonno recuperato.

 

“Questi risultati dimostrano che l’andatura non è un processo automatico e che può essere influenzata dalla mancanza di sonno“, conclude un altro degli autori, Hermano Krebs; “Suggeriscono inoltre delle strategie per mitigare gli effetti della privazione del sonno. L’ideale sarebbe dormire otto ore per notte, ma se non ci riusciamo, allora dovremmo compensare il più possibile e il più regolarmente possibile”.

 

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

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