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Intelligenza Artificiale scova difetti negli embrioni

Applicazioni nel campo della procreazione medicalmente assistita

09/05/2023

L’Intelligenza Artificiale (AI) potrebbe aprire scenari di grande rilievo anche nelle tecniche di riproduzione assistita. Grazie alle reti neurali si possono infatti identificare gli embrioni che hanno la migliore possibilità di impianto e quelli. per così dire, meno fortunati, con minori capacità di attecchimento.

 

Un software messo a punto dai ricercatori guidati dall’Università tedesca di Costanza, denominato EmbryoNet,  si sta dimostrando in grado di scovare e classificare i difetti nello sviluppo embrionale semplicemente dalle immagini. La fase di addestramento è stata fatta studiando il comportamento degli embrioni di pesci zebra, ma è liberamente utilizzabile e modificabile anche per altri modelli animali. I risultati dello studio sono stati descritti in un articolo pubblicato sulla rivista Nature Methods. Questo software che impiega AI consente anche di risalire al particolare meccanismo all’origine di ogni difetto riscontrato, che può alterare lo sviluppo embrionale. E lo fa in modo più affidabile della sua controparte umana, esperti inclusi.

 

Riproduzione umana

Il tema dell’intelligenza artificiale applicato all’impianto è stato grande protagonista anche del 10° congresso internazionale sulla medicina della riproduzione, che ha recentemente riunito a Malaga un gruppo di ricercatori. In questa sede è stato presentato lo studio “Analisi delle dinamiche morfologiche dei blatocisti” condotto da Marcos Meseguer, supervisore scientifico ed embrologo dei centri di Pma IVI Valencia. Sono stati analizzati 511 blatocisti (gli embrioni dopo 5-6 giorni dalla fecondazione) prima dell’impianto in utero. Anche in questo caso si è lavorato alla creazione di un algoritmo di AI che studia il comportamento dell’embrione, tratteggiandone i comportamenti in modo da individuare quelli destinati ad avere maggior successo in fase di impianto. Questa facoltà di selezione, in termini pratici, potrebbe rivelarsi preziosa.

 

“L’analisi mediante un’intelligenza iniziale della dinamica delle blastocisti vitrificate e devitrificate potrebbe essere utile per prevedere il loro potenziale di impianto, evitando così il trasferimento di embrioni vitrificati con basso tasso di successo”, ha commentato Daniela Galliano medico chirurgo, specializzata in ginecologia, ostetricia e medicina della riproduzione, responsabile del Centro PMA di IVI Roma. Come spiega l’esperta, infatti, la coltura embrionale prolungata e il trasferimento ritardato di blastocisti sono ormai una pratica che ha dimostrato un miglioramento nella selezione degli embrioni e, quindi, nelle percentuali di successo dei trattamenti riproduttivi. L’ulteriore contributo selettivo dell’intelligenza artificiale potrebbe apportare un avanzamento significativo alle pratiche in uso.