Donne e infertilità, Pma in crescita tra le over 35

Porte aperte all'Università di Pavia sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Un'indagine mostra la relazione diretta tra calo demografico e difficoltà nel concepimento

15 giugno 2024
pma

L’Università di Pavia affronta il tema dell’infertilità nel corso di una giornata di studi che esplora sia la dimensione privata della coppia desiderosa di fare figli, sia le ricadute sociali e giuridiche nella nostra società, una società che invecchia e sotto molti aspetti preoccupa, per via del mancato ricambio generazionale. Mentre l’aspettativa di vita nella donna oggi arriva in media a 85 anni, l’apparato riproduttivo femminile mantiene il suo picco di funzionalità attorno ai 30 anni, per poi calare inevitabilmente, lo dicono i ginecologi e lo confermano le statistiche.

 

Ma quando esattamente inizia il conto alla rovescia che intacca la riserva ovarica nella donna? Dai 35 anni in poi. Questo il dato dal quale prende le mosse il Master in biologia della riproduzione dell’Ateneo pavese, che ha organizzato, in collaborazione con Genera, un incontro a porte aperte. Per motivi legati al lavoro, alla stabilità delle relazioni sentimentali o di altro tipo, sempre più donne rimandano la prima gravidanza negli anni, quando i meccanismi che regolano ovulazione e concepimento perdono colpi. La tendenza a rinviare la maternità si traduce nel fenomeno definito inverno demografico.

 

“In Italia – ha scritto Rossella Nappi, ordinario di ostetricia e ginecologia all’Università di Pavia – si assiste a un costante calo delle nascite, che nel 2023 hanno segnato l’ennesimo record negativo con 379mila bambini venuti al mondo, quasi 14mila in meno rispetto all’anno precedente. La relazione tra l’età che avanza, l’aumento del rischio di infertilità e il calo delle nascite è sotto gli occhi di tutti. Noi vogliamo puntare i riflettori su questo problema, affrontandolo da più angolature, da quella sociale a quella prettamente sessuale, in modo da avviare un dibattito”.

 

Nell’ultimo report Istat si vede che i giovani “hanno transizioni sempre più protratte verso l’età adulta”. Detto in altri termini, i figli adulti tendono a restare in casa con i genitori invece di andare a vivere per conto loro e rendersi autonomi. Una indagine condotta due anni fa ha appurato che il 67,4% delle persone nella fascia di età 18-34 anni viveva ancora nella famiglia d’origine (59,7% nel 2002), con valori intorno al 75% in Campania e Puglia. Si posticipa di pari passo l’epoca del matrimonio e la procreazione. E mentre l’età avanza, aumenta l’incidenza dell’ infertilità di coppia, spesso trascurando il fatto che questi inconvenienti si possono prevenire e trattare. L’infertilità è stata riconosciuta come malattia dalla Organizzazione Mondiale della Sanità e interessa, dati Oms, il 15% delle coppie in Italia. La casistica è in costante aumento.

 

L’infertilità genera insicurezza: “L’esperienza – ha osservato la professoressa Federica Facchin, cattedra di psicologia dinamica all’Università Cattolica di Milano – dimostra chiaramente che questa insicurezza può causare una grande sofferenza, sia a livello individuale, sia nei legami di coppia. Le donne lamentano livelli più elevati di stress, sintomi di ansia e depressione, fino a una vera e propria devastazione psicofisica quando le preoccupazioni relative all’infertilità diventano dominanti. Gli uomini, invece, sembrano più distaccati, meno coinvolti. Queste differenze sono spesso all’origine di incomprensioni conflittuali nella coppia, chiamata ad affrontare la realtà delle cose, quando il progetto genitoriale si rivela irrealizzabile, almeno dal punto di vista biologico”.

 

Tanti altri temi saranno affrontati nel corso della giornata di studi sull’infertilità, ulteriori riferimenti si possono trovare a questo link.  “Penso alle coppie che scelgono di ricorrere alla donazione di gameti – aggiunge Federica Faustini, psicoterapeuta a Roma – e che ancora oggi si sentono vittime di pregiudizi, assillate dalla disinformazione, deluse perché sanno che, sia pure ricorrendo alla Pma, mancherà un legame genetico tra loro e i figli che nasceranno. La complessità di questi temi richiede vari momenti di riflessione. Per questo motivo è indispensabile che tutti gli operatori sanitari coinvolti nella cura della coppia infertile possano contare su un supporto psicologico in grado di sostenere la scelta, come peraltro previsto dalle recenti linee guida sulla legge 40/2004”.