Medicina

Il vaccino contro l’AIDS? Non c’è. Ma la profilassi esiste ed è efficace

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Prevenire l’HIV da alcuni anni è possibile. Non esistono ancora vaccini per questo virus, ma la profilassi pre-esposizione (PrEP) permette di evitare l’infezione a chi è maggiormente esposto al rischio. Si può assumere in due diversi modi: secondo una modalità continuativa, con una pillola al giorno, oppure, solo per gli uomini e solo in Europa, può essere assunta on demand, al bisogno, quindi soltanto in associazione a un possibile episodio a rischio di acquisizione di HIV per via sessuale.

 

«L’importanza della prevenzione mediante PrEP ha una funzione essenziale – sottolinea Silvia Nozza, infettivologa presso l’Ospedale San Raffaele di Milano – Nonostante i grandi progressi nelle terapie per l’HIV con farmaci antiretrovirali e anticorpi monoclonali, evitare una moltiplicazione dei contagi nelle popolazioni più a rischio può costituire un argine significativo al diffondersi dell’epidemia. La profilassi farmacologica ha dimostrato una riduzione elevata del rischio, attestato dal CDC di Atlanta al 99% per la trasmissione sessuale e all’80% per la trasmissione endovenosa tra gli utilizzatori di sostanze stupefacenti. Un suo impiego massiccio farebbe scendere drasticamente i contagi da HIV, come dimostrato dai casi di San Francisco, Londra o Sydney. Inoltre, solo il 67% della popolazione affetta da HIV ha accesso ai farmaci, mentre il 33% non si riesce a curare».

 

«Le nuove frontiere offrono ulteriori potenzialità: recenti studi del 2021 propongono nuove formulazioni oltre quella orale attualmente in commercio, come gli studi HPTN 083 e HPTN 084 sul farmaco long-acting cabotegravir somministrato per via intramuscolare – spiega Elena Bruzzesi, medico in formazione specialistica all’Università Vita e Salute San Raffaele – Siamo già in fase 3 e ha dimostrato solide basi, non solo per la popolazione MSM e transgender, ma anche per le donne, tanto da essere il primo studio che ha mostrato un’efficacia dell’89% anche sulla popolazione femminile».

 

Nonostante le potenzialità, la PrEP presenta ancora alcuni limiti in una diffusa implementazione sul territorio italiano. Il problema principale nell’efficacia della PrEP è legato all’aderenza alla terapia. Si possono stimare attorno al 25% coloro che dopo aver intrapreso il percorso lo hanno abbandonato: alcuni casi sono dovuti alla fine del rischio di esposizione; in molti casi emerge anche un problema economico, visto che in Italia è a carico dei soggetti stessi (ha un costo di circa 60 euro al mese), a differenza della maggior parte dei Paesi d’Europa dove c’è una piena rimborsabilità o un prezzo politico che la rende accessibile anche alle fasce più vulnerabili.

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