Gambe gonfie, vene ingrossate: soffre anche il cuore
Uno studio sull’European Heart Journal ipotizza un nesso tra malattia venosa cronica, cuore e complicanze cardiovascolari
La malattia venosa cronica (MCV) è sempre più diffusa, caratterizzata da un alterato ritorno del sangue al cuore dalla periferia. Spesso considerata erroneamente un semplice inestetismom un disturbo circolatorio delle gambe dovuto alla stazione eretta prolungata, in realtà questa sintomatologia tende a progredire se non trattata. Nelle sue forme più severe abbiamo complicanze quali edema, pigmentazione scura della pelle, eczema, ulcere e trombosi venosa. I risultati dello studio Gutenberg ipotizzano un ruolo dell’infiammazione sistemica come trait d’union con la malattia cardiovascolare. Secondo la visione olistica occorre valutare con più attenzione le gambe con segni di stasi venosa, possibile campanello d’allarme per complicanze cardiovascolari.
Infiammazione cronica
Recentemente pubblicato sull’European Heart Journal, lo studio Gutenberg ha dimostrato che all’aumentare della gravità della MVC è associato un incrementato rischio di inconvenienti cardiovascolari come infarto e ictus. Le due patologie condividono alcuni fattori concomitanti come l’età, il fumo, il diabete, l’obesità e il sovrappeso, che si associano a una disfunzione dell’endotelio, un’infiammazione cronica e una trombosi dovuta al lento flusso con alterazioni nella coagulazione del sangue. Ma come si declina la visione olistica in questa branca della medicina? Questo è un tema affrontato di recente in conferenza stampa.
Interazioni a distanza
“Si definisce visione olistica – ha affermato Claudio Borghi, ordinario all’Università di Bologna, direttore della Medicina Interna Cardiovascolare – l’impegno a farsi carico di tutte le problematiche, considerare la possibilità che esistano interazioni tra patologie apparentemente non collegate tra loro. Negli ultimi anni, nell’ambito delle malattie cardiovascolari, questo approccio ha fatto emergere anche altre condizioni, solo apparentemente distanti dalle funzioni dell’apparato cardiocircolatorio, che sono invece in grado di influenzare la prognosi. Ne consegue – conclude il professor Borghi – che l’approccio non debba più essere focalizzato solo su un prevalente fattore di rischio. Occorre valutare ogni caso clinico nella sua interezza, nella sua complessità. In questo senso tutti i sanitari dovrebbero collaborare in un’ottica multidisciplinare”.
Indagini approfondite
La malattia venosa cronica per tanti anni è stata considerata un disturbo della circolazione del sangue, esteticamente impattante e fastidioso ma presumibilmente benigno. Per la prima volta si rimette tutto in discussione. “Lo studio Gutenberg – conclude da parte sua Marie-Georges Besse, direttore medical affairs del Gruppo Servier in Italia – conferma la necessità di un urgente cambio di rotta nella gestione dei casi clinici di malattia venosa cronica, una patologia che deve essere diagnosticata secondo l’approccio olistico, indagata in profondità e mai banalizzata”.
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