Benessere

Denti sbiancati? Meglio evitare il ’fai-da-te’

di
Gaia Sancini
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Denti più bianchi per un sorriso senza macchia. Lo sbiancamento è una procedura di odontoiatria estetica che sta vivendo una fase di grande richiesta: la chiedono al dentista ogni anno almeno 120mila italiani, ansiosi di schiarire il colore dei denti che si macchiano e ingialliscono a causa del consumo dello smalto e dell’azione colorante del fumo e di alcuni alimenti, come il caffè, il tè, il vino rosso, i succhi di frutta al mirtillo.

 

Il dato è emerso durante l’ultimo Congresso dell’Accademia italiana di odontoiatria conservativa e restaurativa (Aic), durante il quale è stato presentato uno studio secondo cui “oltre la metà dei pazienti intervistati è insoddisfatta del colore dei propri denti”. Come fare a sbiancarsi i denti in sicurezza? Gli esperti di ‘Dottore, ma è vero che?’ (il portale anti-fake news curato dalla Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), fanno innanzitutto chiarezza sui dentifrici sbiancanti che si trovano in farmacia o nei supermercati e hanno la pasta scurissima, data dalla presenza del carbone attivo vegetale. «Può essere vero che la sua elevata capacità assorbente contribuisca a rimuovere la placca, il tartaro e le altre sostanze che rovinano il bianco naturale dei denti», però «non si può non considerare l’azione abrasiva , che a lungo andare potrebbe rovinare in modo permanente lo smalto», avvertono gli esperti.

 

Cosa fare allora? Per Edoardo Baldoni, professore ordinario di Malattie odontostomatologiche all’Università di Sassari, «la prima cosa è una seduta di igiene orale professionale per eliminare dai denti placca batterica, tartaro e macchie superficiali. A seguire, si possono valutare tre possibilità. La prima è l’impiego prolungato di dentifrici sbiancanti, facendo attenzione a evitare quelli troppo abrasivi. La seconda è utilizzare prodotti chimici sbiancanti sotto forma di pennellini applicatori, striscioline o mascherine da applicare sui denti per alcuni minuti ogni giorno, fino a raggiungere la colorazione desiderata; il prodotto migliore e la modalità più idonea devono essere consigliati individualmente dall’odontoiatra o dall’igienista dentale. La terza possibilità è sottoporsi a sedute professionali di sbiancamento con l’impiego di sostanze a base di perossidi a maggior concentrazione, con l’aiuto o meno di luci a particolari frequenze, che consentono in tempi più rapidi l’eliminazione di decolorazioni anche profonde e persistenti».

 

È invece «assolutamente sconsigliato l’utilizzo di metodi ‘fai da te’ senza aver consultato prima il proprio dentista». Ma avere denti bianchi equivale a avere denti sani? «La colorazione naturale dei denti –risponde Baldoni – è correlata geneticamente con quella della pelle, degli occhi e dei capelli. Avere denti di colorazione uniformemente più intensa non vuol dire che non siano sani, ma la presenza di singoli denti con riflessi grigiastri o macchie scure può segnalare la presenza di carie o infiltrazioni. Al contrario, la presenza di aree gessose o macchie bianche può significare che ci sono alterazioni dello smalto, congenite o acquisite. Da ricordare, che i denti naturali non hanno mai una colorazione uniforme in tutte le zone della corona e nelle varie zone della bocca». Ovvero, che i denti bianchissimi e uniformi molto di moda oggi «raramente si ritrovano in natura».

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