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Influenza e Covid, febbre e tosse: a letto un milione di italiani

Gli infettivologi: è solo la punta dell'iceberg, mai sottovalutare il rischio complicanze. Antinfiammatori, antipiretici e reidratanti le cure che vanno per la maggiore

01/01/2024 - di Alessandro Malpelo
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Capodanno con l’influenza, febbre e tosse per un milione di italiani. La tipologia di virus che circola in questo periodo è l’H1N1. Siamo sempre pronti a prendere sul serio il Covid, ma i pericoli legati alle complicanze della sindrome influenzale sono altrettanto indisiosi. Sarebbe opportuno adottare in tutti questi casi le precauzioni necessarie per trattare l’una e l’altra con cautela e seguire le indicazioni dei clinici al fine di limitare la diffusione dei patogeni e proteggere la salute di tutti. Vediamo cosa dicono gli specialisti.

 

Diffusione

In questi giorni si moltiplicano i contagi nella popolazione non vaccinata, e si registra un incremento di accessi ai servizi di continuità assistenziale e al pronto soccorso, anche in relazione alla chiusura prolungata degli studi dei medici di famiglia. L’Istituto superiore di sanità ha evidenziato il trend settimanale in crescita dell’influenza con una percentuale di contagiati poco sotto il 30% (29,4%) sul totale dei campioni analizzati, sottolineando inoltre come nel caso della simil influenza il livello attuale risulti il più alto di tutte le stagioni precedenti. Si tratta di un mix di Covid, influenza, virus sinciziale e altri patogeni che, in alternativa allo stress respiratorio, possono determinare una sofferenza gastrointestinale.

 

Il picco dell’influenza è atteso a gennaio, con un ulteriore balzo quando riapriranno le scuole dopo l’Epifania. Secondo i dati del sistema di sorveglianza gestito dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero, circa 18 italiani su mille sono alle prese con sindromi respiratorie di varia natura, come bronchiolite, febbre, tosse, raffreddore e spossatezza. Molti di questi casi riguardano bambini.

 

Marco Falcone, segretario generale SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), osserva che una volta ricevuta la diagnosi di influenza dovremmo comportarci come nel caso del Covid-19: evitare i contatti stretti con persone anziane o fragili, restare a casa evitando di frequentare luoghi chiusi e affollati, coprire la bocca e il naso perché starnuti e colpi di tosse diffondono virus e batteri. L’ondata di affezioni respiratorie sta causando più problemi dell’infezione da Covid. La differenza è che chi risulta positivo al Sars-CoV-2  prende le dovute precauzioni, tende a stare in disparte e indossa la mascherina. Tuttavia, bisogna prestare attenzione anche all’influenza, che è potenzialmente aggressiva, spesso si associa alle sovrinfezioni, ad esempio le polmoniti batteriche.

 

I vaccini e le terapie antivirali precoci contribuiscono intanto a ridurre il numero di ricoveri legati al Covid-19. Tuttavia è solo la punta dell’iceberg, in quanto la maggior parte dei casi viene individuata tramite test fai-da-te eseguiti a casa, il che implica che molte persone contagiate, che non si sentono particolarmente male, evitano di comunicare la loro positività. Durante le festività natalizie si moltiplicano i momenti conviviali, dopo Capodanno sono attesi nuovi contagi, considerando un periodo di incubazione di 3-4 giorni.

 

Trattamento

Per quanto riguarda il trattamento, in linea generale e in assenza di altre problematiche di salute, Covid e influenza hanno una condotta simile: si fa ricorso ad antinfiammatori, antipiretici e una dieta reidratante, sempre sentendo il parere del medico. Se, dopo 2-3 giorni il termometro continua a indicare una febbre elevata, la tosse stizzosa inizia a produrre catarro e si avverte dolore al torace, potrebbe essere ipotizzabile una complicanza batterica. In questo caso è il medico a valutare un eventuale ricorso agli antibiotici. In genere, si arriva alla guarigione in 5-7 giorni.

 

L’epidemia influenzale unita alla ripresa del Covid ha posto l’attenzione sulla gestione domiciliare della convalescenza. A tale proposito riportiamo le considerazioni di due autorevoli specialisti, Ignazio Grattagliano e Massimo Andreoni. Il monitoraggio a distanza del paziente rappresenta il primo intervento da considerare. Tale monitoraggio si avvale di strumenti come il saturimetro e scale di valutazione dei sintomi più importanti, come la dispnea e l’affanno.

 

“I casi sintomatici – afferma Ignazio Grattagliano, vicepresidente della Società italiana di medicina generale (SIMG) – possono trarre grande beneficio dall’utilizzo di farmaci registrati e sicuri. Tra questi, il paracetamolo risulta essere rapidamente efficace per contrastare febbre, cefalea, dolori articolari e mialgie. Inoltre gli antinfiammatori della classe dei Fans (ketoprofene sale di lisina, ibuprofene a basse dosi, morniflumato) risultano particolarmente utili anche come collutori, nel caso di manifestazioni flogistiche del faringe”.

 

“I calmanti della tosse – continua il medico di famiglia – possono essere utilizzati a ragion veduta, mentre i lavaggi nasali ripetuti con soluzione fisiologica (acqua salina, ndr) sono da considerarsi un altro valido aiuto”. Grattagliano sottolinea inoltre l’importanza di avviare precocemente, nei casi indicati, terapie specifiche con antivirali disponibili per la medicina generale nei soggetti ad alto rischio, inclusi gli immunodepressi. Ovviamente, bisogna porre attenzione alle interazioni farmacologiche, alla presenza di gravidanza e all’insufficienza renale di grado importante.

 

Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), suggerisce di utilizzare sempre le misure basilari di prevenzione della diffusione del Covid-19 (mascherine, distanziamento, lavaggio delle mani) di fronte a un soggetto con una sospetta malattia. L’illustre infettivologo si spinge oltre, affermando che è fondamentale accertare l’infezione mediante un tampone e affidarsi al curante. Il medico, valutando la presenza di eventuali fattori di rischio, potrà decidere di trattare il paziente con farmaci sintomatici o prescrivere antivirali.

 

Vaccini anti-Covid

Per quanto riguarda le vaccinazioni anti-Covid in Italia, queste hanno raggiunto quota 1.826.658 dosi somministrate alla data del 28 dicembre, quindi secondo i report ufficiali del ministero siamo a fine anno eravamo sotto i due milioni di richiami. La maggior parte dei vaccini sono andati nelle regioni della Lombardia, Emilia Romagna e Toscana, che insieme rappresentano oltre il 54% del totale delle vaccinazioni. Queste tre regioni hanno eseguito un totale di 992.478 richiami, con la Lombardia al primo posto con 503.041 dosi somministrate, seguita dall’Emilia Romagna con 250.651 e dalla Toscana con 238.786.

 

Le altre regioni hanno registrato i seguenti numeri: Veneto (144.607), Lazio (143.188), Piemonte (136.226), Puglia (89.603), Liguria (56.859), Friuli Venezia Giulia (52.747), Campania (35.286), Umbria (29.599), Marche (27.142), Sardegna (26.620), Trento (23.588), Bolzano (19.912), Sicilia (14.256), Calabria (11.518), Abruzzo (9.121), Valle d’Aosta (5.940), Molise (4.500) e Basilicata (3.468).

 

La fascia d’età in cui sono state somministrate più vaccinazioni è quella dei 70-79 anni, con un totale di 586.332 dosi, superando gli over 80, che sono stati immunizzati per un totale di 585.380 volte. Seguono i 60-69enni con 387.076 dosi somministrate. La fascia più giovane, dai 12 ai 59 anni, ha ricevuto un totale di 267.650 vaccinazioni.

 

Igiene

Archiviato il capitolo pandemia si volta pagina, ma i coronavirus circolano ancora e sono in mezzo a noi. Roberta Siliquini, presidente della Società Italiana di Igiene, Medicina preventiva e Sanità Pubblica, ha sintetizzato la fase che attraversiamo con queste parole: “Stiamo affrontando l’anno zero dell’endemia da Covid. Ormai il virus Sars-CoV-2 è presente stabilmente, fortunatamente la sua forza è inferiore alle aspettative, soprattutto per quanto riguarda l’impatto sul Servizio Sanitario Nazionale. È normale, quindi, prevedere un aumento dei contagi durante la stagione invernale, simile a quanto si verifica con i virus influenzali”. La sorpresa casomai è venuta dalla scarsa adesione alle vaccinazioni, sia quelle contro il Covid che contro l’influenza. La professoressa Siliquini ha espresso il suo rammarico per questa situazione, sottolineando che sembra che la lezione impartita dalla pandemia abbia avuto poco effetto sulla fiducia delle persone nella sicurezza ed efficacia preventiva dei vaccini che restano il presidio numero uno contro le malattie infettive.