A ciascuno la sua dieta

di
Loredana Del Ninno
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«Quando un paziente mi chiede ’dottore che tipo di dieta mi prescriverà?’ rispondo sempre ’La sua’. Sia che il regime alimentare serva a perdere peso, sia debba essere finalizzato a mantenersi in salute più a lungo possibile ». La premessa di Damiano Galimberti,specialista in Scienza dell’Alimentazione, tra i relatori Be wise – Longevity & Anti- Aging World Forum, evento internazionale dedicato ai temi del benessere e della longevità, riassume efficacemente la filosofia sottostante la dieta del Dna, detta anche dieta genetica.

 


Dottore, su quali principi si fonda?
«Ogni individuo è unico, perché unico è il suo Dna, la ’biblioteca’ contenente le informazioni che regolano il metabolismo. Di conseguenza, ciascuno reagisce alle diete in maniera diversa perché non introduce soltanto calorie, ma molecole che vanno a interagire con il metabolismo, condizionato dal singolo Dna».

 

Come viene prescritta?
«Partendo da un test basato su un semplice prelievo salivare, che permette di analizzare i geni coinvolti nel metabolismo di grassi e zuccheri, nella sensibilità verso gli ormoni chiamati in causa nei processi ponderali (leptina e insulina), nelle specifiche intolleranze, nel metabolismo energetico, nell’assimilazione rispetto agli orari di consumo dei pasti. Il risultato del test permette allo specialista di pianificare un regime dietetico e nutraceutico ‘cucito su misura’, in base al biotipo di appartenenza ».

 

In cosa la dieta del Dna si differenzia dalle altre?
«È una dieta altamente personalizzata, basata non solo sulle abitudini alimentari e di vita, ma confezionata a propria immagine e somiglianza, nella composizione qualitativa, nella distribuzione e organizzazione dei pasti della giornata, nella individuazione di cibi e nutraceutici in grado di agevolare il successo del piano d’azione».

 

C’è qualche analogia con la dieta dei gruppi sanguigni?
«La dieta del Dna rappresenta un superamento del regime alimentare basato sul gruppo sanguigno, fondato su osservazioni empiriche e non su basi scientifiche consolidate. Soltanto esami approfonditi attraverso test diagnostici avanzati genetici, di assoluta scientificità e oggi approcciabili da tutti, possono stabilire l’esatto e specifico rapporto tra ciascun individuo e il cibo.

 

Quanti chili permette di perdere?
«Dipende dalla situazione di partenza, ma determinando in anticipo il biotipo del paziente, gli si può offrire le migliori chances di successo. Occorre, a mio avviso, uscire dal ’gossip’ delle diete. Lo ribadisco, mangiando non introduciamo solo sterili calorie. I principi nutritivi interagiscono con il nostro Dna (nutrigenomica), condizionando l’espressione, ovvero la lettura, dei geni e conseguentemente di quelli coinvolti anche nei processi ponderali (assimilazione, risposta metabolica, risposta ormonale). Con la dieta del Dna il paziente può disporre di un regime alimentare che tenga realmente conto delle ’sue’ reazioni, a favore del massimo risultato possibile».

 

La dieta genetica può essere seguita da tutti o è sconsigliata ad alcune categorie di pazienti?
«Poiché si tratta di un regime alimentare ad personam è adatta a chiunque, proprio perché ognuno di noi è un unico».

 

Esistono controindicazioni generali?
«Nessuna, ma occorre sempre tenere presente anche la componente emozionale del paziente, che va gestita parallelamente al percorso nutrizionale».

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