Covid, nascono i reparti multisciplinari per asintomatici. Fiaso: "Pressione su ospedali"

Un paziente su tre si scopre positivo con i test pre-ricovero. Al Policlinico Tor Vergata di Roma e al San Giovanni Bosco di Napoli sono nati reparti misti per pazienti affetti da patologie diverse

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Roma, 22 gennaio 2022 - Pazienti positivi con fratture, ustioni o tumori insieme nella stessa area di degenza. I reparti multidisciplinari per l’assistenza ai pazienti infettati dal Covid si stanno diffondendo a macchia d’olio, tra gli ospedali in prima linea il Policlinico di Tor Vergata di Roma e il San Giovanni Bosco di Napoli. Nella Capitale, è stata creata un'area medica a bassa intensità vengono accolti pazienti chirurgici, ortopedici o positivi provenienti dai reparti non Covid. All’ospedale napoletano, invece, è stato creato un apposito Covid Hospital da 55 posti al San Giovanni per degenze di chirurgia, cardiologia, ortopedia, ostetricia ed emodinamica.

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A fronte del gran numero di asintomatici che arrivano in ospedale per curare altre patologie, ma vengono trovati positivi al virus, le aziende sanitarie e ospedaliere si sono organizzate sperimentando un modello assistenziale che prevede, all'interno della stessa area, l'attività di medici di differente specializzazione, come ad esempio ortopedici chirurghi plastici, oncologi, per l'erogazione di prestazioni indifferibili. A fare il quadro della situazione, la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), che attraverso la rete degli ospedali sentinella ha monitorato come un paziente Covid su tre si trovi in ospedale per curare altre patologie e la diagnosi di positività arrivi in via incidentale attraverso il tampone pre-ricovero.

Fiaso: "Pressione sugli ospedali continua"

"L'attuale fase epidemica determina ancora una grossa pressione sugli ospedali e il trend dei ricoveri, in costante crescita nelle ultime settimane, è atteso permanga ancora per 3 o 4 settimane, anche in caso di una flessione dei contagi", dice il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore. "Tuttavia, la circolazione di una variante potenzialmente meno patogena e la campagna vaccinale estesa hanno determinato una modifica della tipologia di pazienti perché all'atto del ricovero, tutti vengono sottoposti a tampone e troviamo una certa quota di diagnosi 'incidentali'. Di solito, dopo l'accertamento di positività, le prestazioni non urgenti sono rinviate, mentre è necessario procedere con quelle urgenti in ambienti e percorsi dedicati", aggiunge.

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La Federazione ha elaborato un modello organizzativo che prevede almeno tre aree funzionali in cui organizzare l'assistenza dei pazienti con infezione da Sars-Cov-2 senza malattia Covid: l'area della chirurgia multispecialistica, l'area ostetrica, l'area della patologia cardio-cerebro-vascolare dedicata alla presa in carico di pazienti affetti da ischemia cardiaca o cerebrale acuta, emorragia cerebrale, patologia aritmica che necessita di terapia medica urgente o impianto di pacemaker, embolia polmonare con competenze di cardiologia, neurologia, neuroradiologia, cardiochirurgia.

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"Quasi un paziente su tre” si copre positivi all’arrivo in reparto. “L'ipotesi della collocazione di questi pazienti nei cosiddetti reparti bianchi, ovvero non Covid – continua Migliore – pone il problema dell'effettivo isolamento e l'ipotesi di inquinamento dei percorsi. La soluzione, dunque, già adottata nelle aziende, è quella di creare delle aree interdisciplinari per prestazioni specialistiche su pazienti con infezione da Sars-Cov-2 senza malattia Covid. L'assistenza specialistica, come molti stanno sperimentando, può essere concentrata in poli ad elevata specializzazione con aree funzionali dedicate".